FONTANAFREDDA - Vent'anni fa l'agguato a una donna che viveva in una casa isolata di via Mazzini, a Vigonovo. Era in tre. Fecero irruzione, la costrinsero a consegnare ori e denaro, poi la fuga.
Il processo
Gega è imputato di rapina in concorso con due persone rimaste ignote, una rapina commessa il 7 marzo 2003 assieme a due complici rimasti sconosciuti. La Procura gli contesta due aggravanti: aver agito assieme ad altre persone travisate e di aver approfittato dell'ora tarda e del fatto che la casa era isolata, anche se la vittima avesse gridato nessuno l'avrebbe sentita. Il procedimento si sarebbe prescritto il 7 marzo di quest'anno, ma ci sono stati diversi atti interruttivi e ora, calcolatrice alla mano, spetterà al giudice e alla stessa difesa comprendere se ci sono ancora i margini per procedere. Gega si è rivolto all'avvocato Alessandro Avanzi di Verona, che al gup Rodolfo Piccin ha chiesto di aggiornare l'udienza preliminare per poter accedere agli atti processuali e valutare eventuali istanze di riti alternativi. Se ne riparla a novembre.
L'assalto
Vent'anni fa gli agguati notturni nei confronti di persone anziane e sole erano piuttosto frequenti. La vittima di Vigonovo, classe 1934, aveva 69 anni. Quella sera guardò la televisione fino a mezzanotte e mezzo, poi andò a dormire. I rapinatori entrarono forzando la serratura della porta d'ingresso. Uno faceva da palo all'esterno, gli altri due aggredirono la donna che dormiva in cucina. La gettarono sul letto coprendola con lenzuolo e coperte per impedirle di scappare. «Zitta e non ti succederà nulla», le avevano intimato. Lei restò immobile, li sentiva aprire armadi e cassetti, poi la costrinsero a consegnare 100 euro, un orologio d'oro, due anelli, il portafoglio e la catenina che portava al collo.
Le indagini
Gli accertamenti dei carabinieri furono molto accurati. Il personale della Sezione rilievi cercò sia impronte che tracce biologiche da inviare nei laboratori dei Ris. Gega, in particolare, per coprirsi il volto e impedire alla vittima di riconoscerlo, sfilò una sciarpa della donna dall'attaccapanni e se la strinse attorno alla bocca e al naso lasciando probabilmente tracce di saliva. Nel 2020 è stato identificato, ma è risultato irreperibile fino allo scorso marzo, quando è tornato in Italia per far visita al fratello.