L’abbraccio a Praga, con la promessa di non recidere un filo tessuto quest’anno e che è resistito anche a qualche critica. Una replica pacata, ma non per questo meno decisa, all’attacco portato dal sindaco Alessandro Ciriani nel giorno uno della manifestazione. E la conferma di un modello - quello diffuso, che coinvolge più paesi e non solo il capoluogo - che sarà riproposto anche il prossimo anno. Per il resto l’accento è finito su quello che gli occhi di tutti avevano già potuto vedere nei cinque giorni di festival: Pordenonelegge è tornato ad essere festa, incontri, vociare in Contrada, bar e ristoranti pieni, libri sotto braccio. «Non ci eravamo fermati neanche con il Covid - ha detto il presidente della Fondazione, Michelangelo Agrusti -, ma questa è stata l’edizione della liberazione, il nostro 25 aprile».
IL BILANCIO
Un “fiume” di 100mila persone in cinque giorni.
IL PATTO
Pordenonelegge quest’anno ha sposato Praga. «Non una mossa estemporanea - ha rimarcato Agrusti - ma una scelta pensata a lungo. Esiste un filo che lega le vicende vissute da quella città e quanto accade oggi in Ucraina. Ricordiamoci che il primo governo libero della Cecoslovacchia fu un governo di poeti e scrittori. La libertà fu riconquistata grazie alla cultura. La collaborazione continuerà, ce lo ha chiesto lo stesso Istituto di cultura di Praga. Tutto il 2023 - ha ricordato il presidente della Fondazione - sarà caratterizzato da eventi legati alla cultura ceca». Ad iniziare dal concerto del 25 settembre al Verdi per i cento anni del teatro.
LE POLEMICHE
Inevitabile, poi, tornare all’attacco del sindaco Ciriani nel giorno dell’inaugurazione. «Pordenonelegge - ha smorzato Agrusti - è il festival della libertà. Anche della libertà di critica. Con Ciriani ci ho parlato, ha espresso un’opinione. E ogni opinione, anche la più sgradevole, è più che legittima. Ci ha dato dei consigli, ma come hanno fatto tanti altri. Ne terremo conto nella giusta misura». Qualche brusio si era avvertito anche a proposito della presenza di diversi politici durante il festival. «Quando diciamo che Pordenonelegge è il festival della libertà - ha ribadito Agrusti -, lo diciamo con convinzione. Sono contrario all’esclusione dei politici a priori: della campagna elettorale mi interessa poco o nulla. C’erano validi libri». Infine le critiche mosse da - pochi - commercianti, i quali avevano fatto notare come lo spostamento in provincia di alcuni eventi avesse tolto pubblico dal capoluogo. «Parliamo di appuntamenti da duecento persone - ha tagliato corto Villalta -: i commercianti si ricordino che durante il Covid li abbiamo fatti lavorare». E sul doppio tendone dei libri l’affondo più pesante: «Lo hanno chiesto i librai, ora si lamentano. Possiamo anche farne del tutto a meno».