«Mi trovo a Gerusalemme, nella città vecchia, a poche decine di metri dalla spianata delle Moschee, chiamata al Al-Haram Al-Sharif, allo Studium Biblicum Franciscanum, per l’insegnamento.
IL RACCONTO
A parlare è il parroco di Corva di Azzano Decimo (e originario di Maniago) don Maurizio Girolami. Don Maurizio, oltre ad essere docente di Sacra Scrittura e di Patrologia, è anche docente allo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme.
«Il pensiero è andato immediatamente a chi ha vissuto in questi mesi, e purtroppo continua a vivere in tale stato di angoscia, senza sapere quando e dove le bombe cadranno. Da questo punto di vista siamo stati molto fortunati, perché c’era stato l’avviso e la difesa è riuscita a neutralizzare buona parte di ciò che è partito dall’Iran. Viviamo della convinzione che non ci sia alcun interesse a distruggere Gerusalemme vecchia e i luoghi santi, venerati da Ebrei, Cristiani e Musulmani, anche se questo non ci ha preservato dalla paura. Cosa si fa in questi casi? Si prega e ci si affida al buon Dio, ringraziando per il dono della vita, sempre molto fragile e invocando il dono della conversione per quanti non si rendono conto del male che fanno. La giornata di domenica è passata al telefono a cercare di tranquillizzare gli animi di chi era preoccupato per la nostra incolumità, visto che qui siamo diversi italiani tra professori e studenti».
I MESSAGGI
Don Maurizio risponde a un messaggio, rassicurando i suoi concittadini e chi gli vuole bene: «La percezione che nasce dagli organi di stampa in Italia è fonte di preoccupazione, ma la vita quotidiana, almeno per la Gerusalemme vecchia, sembra vivere un’assurda normalità, pur senza pellegrini e turisti» riflette pubblicamente il religioso.
«Oltre alla preghiera, da cristiani possiamo confidare nella fiducia della ragionevolezza di cui ogni uomo è capace, se lo vuole. C’è da sperare che le prossime mosse dei capi di governo, mentre affermano la de-escalation, in realtà con le loro azioni non rallentino quel dialogo verso un compromesso possibile e realistico. C’è da sperare che la logica del contraccambiare “pan per focaccia” lasci presto spazio alla logica del perdono, o almeno del dialogo disponibile. Ma questo, è bene ribadirlo, è novità cristiana e qui si capisce molto bene quanto sia una novità ancora da accogliere».