Guardandola dal punto di vista dell’ampio fronte dei contrari, è un primo sospiro di sollievo.
COS’È SUCCESSO
Il sito di Jalmicco, vicino a Palmanova, non va più bene? L’ex caserma Lago non potrebbe ospitare i migranti? È stata determinante l’opposizione dura del fronte dei contrari? In realtà nessuna di queste tre domande ha una risposta chiara. Ci si avvicina più alla verità seguendo un’altra “pista”. La realizzazione dell’hot spot in Friuli Venezia Giulia è quasi definitivamente tramontata per altri motivi. Primo, il governo sta puntando di più sui centri che ricalcano il modello di Gradisca d’Isonzo. La linea dell’Esecutivo è quella di realizzarne alcuni nelle regioni che al momento ne sono sprovviste. E il Friuli Venezia Giulia non è in questa lista. Allo stesso tempo, poi, ci si è messa di mezzo la chiusura del confine tra l’Italia e la Slovenia, che ha alimentato la speranza di poter almeno frenare l’arrivo dei richiedenti asilo sul territorio italiano. Ma in realtà il “favore” lo sta facendo più che altro l’inverno, che come sempre contribuisce a rallentare l’esodo dei migranti sulla Rotta balcanica.
LA STRUTTURA
L’hot spot di Palmanova-Jalmicco non sarebbe stato gestito dalla Regione, che non ha dirette competenze in materia di immigrazione e di gestione dei flussi. «Adesso - spiegava l’assessore Pierpaolo Roberti - un richiedente asilo che mette piede nella nostra regione entra immediatamente nel circuito dell’accoglienza, che è molto complesso, sia esso figlio del sistema diffuso o concentrato. Da ora in poi, invece, l’obiettivo sarà quello di una minima permanenza sul nostro territorio». Che in soldoni è il concetto alla base del sistema di hot spot, che non comprende solamente il centro di permanenza in attesa di smistamento verso le altre regioni, «ma anche l’hub per quei richiedenti asilo che provengono da Paesi considerati sicuri». In quel caso le strade diventano due in poco tempo: «Se si appura - proseguiva - che il migrante ha diritto all’ottenimento dello status di rifugiato, allora viene incardinato in un percorso di inserimento. Se invece non possiede questi requisiti e proviene da un Paese sicuro, allora viene organizzato immediatamente il rimpatrio». L’ hot spot vero e proprio, invece, funzionerebbe diversamente. Quello di Jalmicco di Palmanova poteva contare su 300 posti circa. «Appena un migrante sarà rintracciato al nostro confine - illustrava Roberti - verrà immediatamente trasferito nella nuova struttura, dopo il fotosegnalamento e il riconoscimento di rito, oltre alle visite mediche del caso. Successivamente dall’hot spot i migranti lasceranno il territorio del Friuli Venezia Giulia per essere ricollocati in altre regioni d’Italia».