La casa va all’asta, ma la rete si mobilita per evitare che perda l’abitazione dove vive con il figlio. Raccolti 17mila euro

«L’unica speranza che ci è rimasta sarebbe un’offerta a saldo-stralcio verso il recupero crediti ma servono più soldi»

Giovedì 14 Dicembre 2023 di Sara Carnelos
La casa va all’asta, ma la rete si mobilita per evitare che perda l’abitazione dove vive con il figlio. Raccolti 17mila euro

PORDENONE - Un Natale durissimo, di quelli che fanno ripensare al senso di umanità, al vero valore della vita: gli affetti, la salute.

Per diverse famiglie questo periodo sarà particolarmente duro, una di queste ha deciso di rivolgersi alla rete per cercare un’ondata di solidarietà necessaria per sopravvivere e ritornare a sperare. La storia è di quelle strazianti e a Natale fa ancora più male, poiché gela gli animi e dovrebbe aprire i cuori dei benefattori che in una città come Pordenone esistono. Useremo un nome di fantasia a tutela della famiglia nel rispetto di un minore. Marco è sposato con tre figli e riusciva a mantenere dignitosamente la famiglia grazie al proprio lavoro, un’impresa individuale che operava nell’ambito dell’edilizia, in particolare si occupava di ristrutturazioni. Insomma una di quelle persone del “made in Italy” preziose per la crescita del Paese che con le proprie mani hanno realizzato scrigni edilizi di cui andare fieri. La prima grana è arrivata con i famosi studi di settore che hanno messo in croce tanti piccoli imprenditori e il conseguente arrivo di una multa di 300mila euro da pagare a Equitalia. Marco si rimbocca le maniche lavora giorno e notte per saldare il debito che ritiene ingiusto, proprio in virtù di essere una ditta molto piccola, in ogni modo la cifra viene restituita. Il tanto lavoro lo porta a commesse e ad indebitamenti che sarebbe riuscito ad onorare se non fosse subentrata la malattia.


LA SALUTE CHE NON C’È
Tre duri interventi e altri in arrivo cambiano radicalmente la sua vita, Marco è praticamente allettato con febbre e dolori, ormai il suo lavoro al centro della passata esistenza è un lontano ricordo. Non può lavorare, l’invalidità risulta essere altissima, al 97%. Sono tre anni che va avanti questa situazione. Equitalia, banche, fornitori, mancati incassi e la quasi totale assenza di entrate, hanno aggravato l’economia domestica e di conseguenza, il 17 gennaio la casa di Marco dovrà andare all’asta. «Sono passato da un reddito fisso a zero entrate e con una pensione di invalidità di trecento euro di cui duecento servirebbero per gli integratori che non vengono passati dal sistema sanitario», fa sapere l’ex artigiano. Nel frattempo, i figli hanno cercato di dare una mano, il più grande alterna gli ultimi esami universitari con un’occupazione part-time e il mediano per un anno ha lavorato, ma ora deve pensare al suo futuro, perciò si è iscritto all’università. Chiaramente Marco ha bisogno di assistenza e la moglie che deve occuparsi anche del figlio minore è a disposizione della famiglia. Dopo le sante festività, questa famiglia potrebbe restare senza un tetto. Non solo, anche la casa dei genitori di Marco incorre lo stesso rischio, in quanto gli anziani parenti sono garanti dei mutui del figlio.


L’APPELLO
«L’unica speranza che ci è rimasta, sarebbe un’offerta a saldo-stralcio verso il recupero crediti, ma purtroppo, siamo lontanissimi dalla cifra richiesta. Siamo disperati e non sappiamo più a chi chiedere. Per ora stiamo sopravvivendo grazie a sussidi, Caritas, il Banco alimentare, assistenti sociali, il Comune, inoltre paga qualche bolletta, ma soprattutto alcuni amici ci stanno vicino in questa tragedia», riferisce Marco con un filo di voce. Alla domanda retorica, «cosa si aspetta da questo Natale?», risponde «chiederei la salute, ma so che non potrò averla, devo salvaguardare la mia famiglia».


LA COLLETTA
Così ha deciso di rivolgersi ad un sito internet dove donatori possono andare incontro alla causa di Marco. 17.641 euro sono stati raccolti, ma l’obiettivo è raggiungere 45mila euro. «Vorremmo bloccare l’asta per il momento e cercare di prendere tempo. Siamo disperati e pensiamo che farsi aiutare ora che abbiamo perso tutto, non è un segno di debolezza, ma di forza. Siamo anche senza auto da quattro mesi, perciò cerchiamo qualsiasi “ferro vecchio” per spostarci, per le visite in ospedale». Insomma, un Natale durissimo, ma grazie alla comunità questa famiglia potrà nuovamente sperare. Basterebbero tante piccole gocce per colmare il mare della disperazione 

Ultimo aggiornamento: 15 Dicembre, 10:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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