Lezioni al via, l'esperto: "Il futuro è dei giovani, saranno loro a rispettare le regole senza panico"

Domenica 13 Settembre 2020 di Sara Carnelos
Carlo Bolzonello dell'Azienda sanitaria
PORDENONE - A pochi giorni dalla ripartenza della scuola, Carlo Bolzonello, responsabile della Direzione sanitaria dell’Asfo, spiega cosa potrà accadere nelle scuole del territorio all’insorgere dei casi di Covid. E si parte dai test sierologici effettuati a docenti e dipendenti della scuola. «Avevamo stimato 3mila partecipanti, con 3.900 diciamo che siamo sopra alle aspettative». Non era meglio rendere i tamponi obbligatori per tutto il personale della scuola, ma anche per gli studenti? «Dietro ad ogni tampone c’è un lavoro molto importante, reperimento del materiale, esecuzione, elaborazione dei dati, caricamento degli stessi e analisi. Noi dobbiamo essere in grado di capire cosa sta accadendo, non essere velocissimi a fare i tamponi, ma a bloccare i focolai. La scuola rappresenta solo una parte di una giornata, ci sono le attività sportive, musicali, poi il weekend con il cinema, gli amici. Ammettiamo di creare un gruppo sociale a zero contagio, il giorno dopo è nuovamente a rischio. Perciò il virus non si combatte solo a scuola». Come possono capirlo bambini e ragazzi? «Devono comprendere che con il virus non si fa i bulli, la mascherina va tenuta quando non c’è il distanziamento, ho fiducia in loro. Il futuro dipende dai giovani».
LE REGOLE
Ad oggi non si sa chi e quando andrà in quarantena. «Ci sono state tante polemiche, ricordo nel mese di marzo che si chiedeva di fare a tutti il tampone. Le malattie infettive non si gestiscono con una semplice check list, è necessario mappare il territorio e prendere decisioni molto forti che limitano la libertà personale. Ci prenderemo carico di tutti i casi che si verificheranno. Non prenderemo mai in analisi il singolo, ma la comunità. Ogni caso è a sé perché si deve valutare cosa sta accadendo sul territorio, per questo ci deve essere ad esempio segnalato se a scuola si verifica il 40% di assenze». La mascherina dovrà essere chirurgica o di tela? «Diamo indicazioni in assenza di una norma, se in questo momento è possibile andare nei locali con la mascherina, non si capisce perché non si possa fare lo stesso a scuola. È importante che sia presente qualsiasi tipo di mascherina che blocca il droplet, le famose goccioline. Ma siccome siamo abituati a tutto, può essere che la ministra provveda alla fornitura quotidiana di mascherine chirurgiche. L’importante è la copertura di naso e bocca». 
TIMORI
Possiamo affrontare l’anno scolastico in modo tranquillo? «Penso che tutti abbiamo imparato tanto, non ci comportiamo più come a febbraio, lo confermano i numeri di chi è rientrato da posti di vacanza a rischio, lo confermano i nostri sanitari che hanno preso la positività fuori dall’ambiente lavorativo e non hanno contagiato altri in ospedale. I positivi continueranno ad esserci, ma un positivo non infetta chi ha la mascherina. Perciò mi sento di rassicurare una comunità dove ognuno fa responsabilmente la propria parte». Responsabile è anche chi si vaccina con l’antinfluenzale? «È importantissimo in primis per i bambini sotto i sei anni e per chi ha superato i 60 anni, ma si caldeggia il vaccino per tutti in particolare i lavoratori». Con oltre 37.5 non si potrà andare a scuola, ma in caso di raffreddore e tosse secca? «È bene confrontarsi con il pediatra o il medico di base». La preoccupazione riguarda i disabili delle scuole e il personale di sostegno. C’è chi non può tenere la mascherina. «Da tre mesi i centri disabili del territorio stanno funzionando e la situazione ragionevolmente è sotto controllo. Abbiamo firmato i piani Covid e i risultati sono soddisfacenti. I protocolli da adottare sono chiari». Molti docenti, secondo lei, si rifiuteranno di entrare in classe? «Non prevedo molti lavoratori fragili nella scuola, il tipo di occupazione non cambia rispetto a prima. Il medico competente dovrà fare una valutazione su documentazioni sanitarie pregresse e accertate. Ora c’è un decreto specifico in merito». La campanella è anche il suono della normalità? «Dovremo ritornare alla vita normale, imparando a convivere con il Covid, c’è voglia di riprendere e siamo più informati e consapevoli, è opportuno che la comunità rispetti le regole. Stiamo lavorando da maggio i protocolli sono stati sperimentati sui punti verdi, sulle scuole paritarie. Abbiamo fatto verifiche su 200 centri estivi, durante l’anno faremo continui sopralluoghi nelle scuole».
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