PORDENONE - Il momento più efficace durante la VI edizione dei "Tornei Anmil-Miur" - ospitati nell'Auditorium Concordia con la partecipazione di circa 300 studenti delle classi quarte e quinte delle scuole superiori - è stato la testimonianza di Flavio Frigè. Ha raccontato di come, a 17 anni e mezzo, apprendista, è sopravvissuto a un incidente sul lavoro che gli è costato l'amputazione delle due gambe e di un braccio. In piedi su un tetto, stava sollevando delle lunghe barre in metallo e, inavvertitamente, ha sfiorato i cavi dell'alta tensione. Una scarica da 20mila volt l'ha tramortito, ma non ucciso.
«Trentacinque anni fa non esistevano corsi o momenti formativi sulla sicurezza, non se ne parlava e valeva il motto "si è sempre fatto così" - ha raccontato alla platea - Su quella tettoia il 6 aprile 1981 si è conclusa la mia prima vita. È stato un attimo. L'esplosione, il balzo indietro. I medici erano stupiti dal fatto che fossi ancora vivo, perché una folgorazione di quel tipo solitamente non lascia scampo. Avevo le mani nere e dal mio corpo saliva un fumo scuro. Bruciavo dentro. Ragazzi, ogni tanto pensate a quel ragazzino su quella tettoia».
Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 12:32
© RIPRODUZIONE RISERVATA «Trentacinque anni fa non esistevano corsi o momenti formativi sulla sicurezza, non se ne parlava e valeva il motto "si è sempre fatto così" - ha raccontato alla platea - Su quella tettoia il 6 aprile 1981 si è conclusa la mia prima vita. È stato un attimo. L'esplosione, il balzo indietro. I medici erano stupiti dal fatto che fossi ancora vivo, perché una folgorazione di quel tipo solitamente non lascia scampo. Avevo le mani nere e dal mio corpo saliva un fumo scuro. Bruciavo dentro. Ragazzi, ogni tanto pensate a quel ragazzino su quella tettoia».