Mascherine e distanze "cacciano" l'influenza: nessun caso in Fvg nella settimana che solitamente segnava l'inizio dell'epidemia

Mercoledì 30 Dicembre 2020 di Redazione
L'influenza è in ritardo

PORDENONE E UDINE - L’anno scorso, a Udine, l’influenza aveva prodotto il primo “squillo” in Italia. A ottobre del 2019 un caso grave trattato all’ospedale Santa Maria della Misericordia era stato classificato come il paziente uno dell’ondata stagionale. E nell’ultima settimana di dicembre, quindi esattamente 12 mesi fa, il tasso di incidenza sfiorava già i 2,9 malati ogni mille abitanti. Oggi, in piena pandemia e nell’era in cui il Covid si è preso la scena tra i virus respiratori, in regione la “vecchia” influenza sembra sparita. O meglio, non si è ancora fatta vedere, mentre negli anni scorsi era già circolante nella popolazione, producendo le prime conseguenze sugli ospedali. 
LA RICERCA
I virus (perché si tratta di più di un patogeno, dall’H1N1 all’H3N2, sino al virus B) vengono costantemente cercati dai laboratori accreditati in regione, con in testa quello specializzato del Burlo Garofolo di Trieste. Il lavoro finalizzato al monitoraggio del Coronavirus non ha deviato del tutto l’attenzione dal monitoraggio dell’influenza. «Ma quest’anno - ha spiegato il professor Maurizio Ruscio, coordinatore del laboratorio del Burlo - l’influenza non è stata rintracciata. Solitamente in questo periodo iniziava la salita verticale verso il primo picco, a cui poi sarebbe seguito il secondo, più avanti». Un fenomeno, questo, che è stato già notato in molti Paesi dell’emisfero australe, dove l’ondata influenzale associata all’inverno ormai alle spalle è stata molto meno violenta rispetto a quelle degli anni passati. E una spiegazione, anche se per ora solo parziale, c’è già: «Le misure di contenimento legate all’emergenza pandemica - spiegano dal laboratorio del Burlo - probabilmente hanno rallentato anche la diffusione dell’influenza: pensiamo a mascherine, distanze sociali e lavaggio frequente delle mani». Sono pratiche sì emergenziali, pertanto limitate nel tempo, ma in questo caso utili ad evitare o almeno a depotenziare il concentrato fatto di Covid più influenza. 
GLI EFFETTI
Un’epidemia influenzale depotenziata, ritardata, più controllata rispetto a quelle del passato, infatti, costituisce un punto molto importante sul fronte della gestione ospedaliera del Covid-19.

Ma c’è un risvolto positivo anche per quanto riguarda la prevenzione: uno degli scogli più importanti, infatti, è rappresentato dalla capacità del sistema sanitario di distinguere un caso di Covid da un caso di influenza, garantendo quindi la separazione totale tra pazienti da isolare nei reparti dedicati alla pandemia e quelli da sistemare nei reparti di Medicina. Il rischio di imbattersi in una terza ondata peggiore della seconda, infatti, è sempre stato associato alla possibilità di sovrapposizione tra le due malattie respiratorie, con conseguenze devastanti sulla tenuta di ospedali già carichi di pazienti Covid. Per questo il fatto che il virus dell’influenza non sia ancora sbarcato in regione rappresenta una buona notizia in un contesto di costante tensione. 

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