Resia, comune dal dialetto russo gemellato con un paese vicino a Mosca: «Ma noi accogliamo profughi ucraini»

Mercoledì 9 Marzo 2022 di Marco Agrusti
La Val Resia in provincia di Udine
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Non arriva a mille abitanti, ne conta secondo l’ultimo censimento 932. Una valle stretta, nelle Alpi Giulie, che sbocca con una sola strada di montagna verso il confine tra il Friuli Venezia Giulia e la Slovenia.

Resia è un puntino sulla cartina geografica, che diventa un segno rosso sui libri di storia. Da lì è passata, tra il 1917 e il 1918, l’avanzata austroungarica dopo Caporetto. Gli abitanti sono stati strappati dalle loro case. Conoscono la guerra. Ma la particolarità è ancora un’altra: a Resia si parla un dialetto praticamente sovrapponibile alla lingua russa. “La Russia del Friuli”, la chiamano a volte la vallata. Ebbene, oggi in quella stessa valle che di Mosca è amica tanto da promuovere un gemellaggio con un comune dell’Oblast della capitale russa, si ospitano profughi ucraini. «Perché chi ha conosciuto la guerra vuole solo la pace», spiega il sindaco Anna Micelli. 


LA STORIA

Resia da anni è un comune gemellato. Così forte, il legame culturale e linguistico con la lontana Russia che la scelta non è caduta su un paese sloveno (quindi di confine) ma su Fryazino, cittadina a 42 chilometri da Mosca. Fryazino è una zona speciale per l’economia, un centro della micro e nano tecnologia elettronica e dell’innovazione; città a statuto speciale free tax, una delle 10 zone di questo tipo in Russia, a pochi chilometri da Mosca, è stata definita da Putin, per decreto, “Città della scienza”. Una specie di Silicon Valley all’ombra del Cremlino. Almeno fino alla nuova cortina di ferro calata sull’Europa nelle ultime settimane. Ma a Resia, dove il gemellaggio resiste e non è in programma alcuna marcia indietro, questa divisione non esiste. «Dobbiamo mantenere questi cammini di pace - dice sempre il sindaco del piccolo comune friulano -. I rapporti tra le due comunità devono rimanere, perché i conflitti non sono dei popoli. Non possiamo chiuderci, dobbiamo avere la capacità di guardare avanti fermando questa tragedia». I contatti continui sono interrotti solo momentaneamente. Impossibile, adesso, raggiungere anche telefonicamente gli “amici” di Fryazino. «Ma siamo in collegamento grazie al consolato onorario russo di Udine», illustra il primo cittadino. «E quando ci saranno le condizioni torneremo a sentire i cittadini del comune di Fryazino. Siamo una comunità che ama la pace e il dialogo, non le porte chiuse». 


L’OSPITALITÀ


Una comunità russofona, isolata, legata storicamente ai popoli slavi dell’est. Quindi a Mosca, perché no. Si sarà mostrata fredda di fronte all’emergenza umanitaria e più vicina alle posizioni della Nazione a cui tende per ragioni linguistiche e non solo? No, è accaduto il contrario. A Resia, infatti, sono già arrivati tre profughi in fuga dall’Ucraina. Soggiornano da parenti, a loro volta perfettamente integrati nella valle. E il sindaco ha garantito altri dieci posti liberi per aumentare le potenzialità dell’accoglienza. «Nel 1917 - ricorda sempre Anna Micelli - siamo stati a nostra volta profughi. Ci hanno portati via dalle nostre case, la comunità sa cosa voglia dire. La guerra va ripudiata sempre, siamo molto amareggiati per quello che sta succedendo e anche con la parrocchia abbiamo avviato iniziative solidali con il popolo ucraino. I popoli devono parlarsi». Anche in un comune gemellato con un paese russo quando mezzo mondo progetta come isolare Mosca. 

Ultimo aggiornamento: 18:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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