La crisi è arrivata: il Friuli sarà in recessione. Pordenone la più penalizzata, ecco perché

Domenica 23 Ottobre 2022 di Marco Agrusti
Lavoro in fabbrica

Arrivano anche le conferme indipendenti, con studi che non sono firmati da associazioni datoriali o da organizzazioni dei lavoratori. Il Friuli Venezia Giulia passerà da una crescita inferiore alle aspettative - dato con il quale si chiuderà l’anno solare in corso - alla recessione tecnica. Cioè al calo del prodotto interno lordo e di conseguenza della produzione. La “sentenza” arriva dall’ufficio studi della Cgia di Mestre, che ha raffrontato i risultati dell’anno in corso con quelli del prossimo anno, quando si farà sentire sulla pelle delle aziende il contraccolpo della crisi energetica.


LA FOTOGRAFIA


Se il 2022 si chiuderà con un aumento del valore aggiunto regionale del 3,2 per cento, comunque 0,1 punti in meno rispetto alla media nazionale, nel 2023, invece, il Friuli Venezia Giulia, come buona parte del Paese, scivolerà verso la recessione: il tasso di crescita, infatti, è destinato a diminuire dello 0,1 per cento.

Un dato, questo, in controtendenza con quello del Nord Est, che nonostante un calo pronunciato del pil e della produzione riuscirà a mantenere una crescita tendenziale dello 0,1 per cento. Quindi al di sopra della linea di galleggiamento, mentre il Friuli Venezia Giulia vi rimarrà appena al di sotto. A livello nazionale, a trainare la resistenza saranno Lombardia, Emilia Romagna e Lazio, che cresceranno ancora dello 0,2 per cento su base annua. Una brusca frenata anche la loro, ma almeno rimarranno al di sopra della quota zero. Lo stesso non si potrà dire per il Friuli Venezia Giulia, che fa parte del gruppo di regioni sull’orlo della recessione. In coda ci sono Sardegna, Sicilia e Calabria, attorno allo 0,5 per cento di perdita secca prevista per il prossimo anno. 


LE DIFFERENZE


Come sempre accade in questi casi, la provincia di Pordenone è quella che si ritrova a pagare il prezzo più alto della crisi. Il fattore chiave è quello che riguarda il tipo di industrializzazione che caratterizza il Friuli Occidentale. Un modello orientato sulla manifattura, settore più suscettibile alla crisi energetica. Infatti la provincia di Pordenone secondo l’ufficio studi della Cgia di Mestre subirà la recessione più pronunciata nel 2023, arrivando a un tasso di crescita negativo dello 0,3 per cento. In coda la provincia di Gorizia, il cui pil calerà dello 0,2 per cento. In controtendenza Trieste, che manterrà una flebile crescita dello 0,1 per cento. Sotto di un decimo di punto, invece, la provincia di Udine. 


NOTE POSITIVE


Insomma, caro bollette, materie prime alle stelle e inflazione a due cifre freneranno anche l’economia del Friuli Venezia Giulia. Trieste, invece, che rispetto alle altre realtà provinciali rimarrà nel quadrante positivo, molto probabilmente potrà contare, oltre al turismo, anche sulla tenuta dei servizi e della cantieristica. Una nota molto positiva emerge dal confronto con il periodo pre Covid. Tutte e 4 le province della regione più a est del Paese hanno superato brillantemente la crisi pandemica. Rispetto al 2019, infatti, alla fine di quest’anno la provincia di Udine fa segnare un incremento del Pil dell’1,9 per cento, Pordenone del 2,2 per cento, Gorizia del 3,3 per cento e Trieste addirittura del 4 per cento. Nessun altra regione d’Italia è riuscita a fare meglio.

Ultimo aggiornamento: 17:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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