Ravedis, la diga in attesa del collaudo definitivo dal 1984

Martedì 4 Ottobre 2022 di Lorenzo Padovan
Ravedis, la diga in attesa del collaudo definitivo dal 1984

MANIAGO (PORDENONE) - «Gli interventi per la mitigazione del rischio idraulico continuano a essere fondamentali per la sicurezza di svariati territori. A ricordarcelo sono le numerose emergenze meteo, ultima delle quali la drammatica alluvione che ha colpito le Marche, dove si sono appena recati i volontari della Protezione civile, orgoglio della nostra regione, rientrati proprio ieri dopo aver portato conforto alla popolazione e aver ripulito dal fango interi paesi». Lo afferma il consigliere regionale Nicola Conficoni (Pd) che, attraverso un'interrogazione alla giunta regionale, chiede «di fare chiarezza sullo stato degli interventi di messa in sicurezza idraulica del bacino del Livenza».


LA VICENDA
Nel mirino della richiesta di chiarimento indirizzata al presidente Massimiliano Fedriga c'è la situazione dei bacini montani, in particolare Ravedis, tra Montereale e Maniago, il cui collaudo definitivo non pare ancora terminato. Una situazione paradossale, se si pensa che il progetto preliminare risale addirittura al 1974. Dieci anni più tardi iniziò la realizzazione dello sbarramento, che si completò in quattro fasi successive, terminate nel 2007 con l'avvio degli invasi sperimentali. La diga è stata progettata e realizzata per la prevalente finalità di attenuazione delle onde di piena del torrente Cellina.


LE LUNGAGGINI
«Da quando Pordenone è finita sott'acqua nel 2002 fino a oggi - aggiunge il Pd - molto è stato fatto per limitare le probabilità di allagamenti ed esondazioni.

Nonostante l'utilità delle opere attuate, però, persiste la minaccia di eventi calamitosi ed è necessario continuare a investire nella prevenzione anche nel bacino del Livenza, che sta andando troppo a rilento». «I tempi per gli interventi di messa in sicurezza - prosegue il consigliere - sono assolutamente abnormi rispetto la situazione idrogeologica e le molte allerte. È perciò necessario chiarire i cronoprogrammi del collaudo della diga di Ravedis e dello studio finanziato nel 2019 dallo Stato nell'ambito del Piano nazionale invasi per valutare la fattibilità della galleria scolmatrice tra gli invasi di Ca' Selva e Ca' Zul - lasottolineatura -, nonché degli scarichi di fondo della diga di Ponte Racli, il cui esito andrà condiviso con i portatori di interesse».


L'APPELLO
«Che tre anni dopo lo stanziamento dei fondi la progettazione non sia ancora stata completata, la dice lunga - conclude l'esponente regionale del Partito democratico - sulla lentezza con cui sta procedendo. A dispetto della necessità di aumentare la capacità di laminazione dei serbatoi montani a uso idroelettrico, sia con interventi strutturali che con l'asportazione dei materiali in eccesso che ne limitano il volume. Alla Regione Friuli Venezia Giulia, pertanto, chiediamo se negli ultimi mesi si sia approfittato della siccità per sghiaiare gli invasi, nonché se sia prevista la pulizia del fiume Meduna».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci