​Le famiglie non firmano i consensi: alle elementari test rapidi al palo

Martedì 27 Ottobre 2020
Le famiglie non firmano i consensi: alle elementari test rapidi al palo

PORDENONE Se nei licei e negli istituti tecnici e professionali il caos in queste ore non manca in seguito alle nuove disposizione sull'obbligo della didattica a distanza almeno al 75 per cento la confusione non manca nemmeno nelle scuole primarie.

Gradi diversi, problemi diversi. Nelle scuole elementari, ma anche in diversi casi delle scuole medie, nelle ultime due settimane docenti e dirigenti si sono trovati di fronte a un problema legato al mancato consenso da parte delle famiglie degli alunni rispetto alla esecuzione dei tamponi rapidi. 


TESTI ANTIGENICI

Si tratta dei cosiddetti test antigienici (che danno la possibilità di avere l'esito in tempi molto brevi rispetto al classico tampone) che servono proprio per verificare la positività o meno di un alunno. E proprio la rapidità a costituire il vantaggio del sistema che è stato previsto da un'apposita ordinanza firmata dal presidente della Regione Massimiliano Fedriga oltre due settimane fa. Un sistema che è stato pensato e voluto - dalla Regione in accordo con l'Ufficio scolastico regionale e le autorità sanitarie dei territori - proprio per accorciare i tempi delle risposte ed evitare di mettere in quarantena mezze classi o intere scolaresche a causa della positività magari di un solo alunno. Nelle prime settimane di inizio anno scolastico, infatti, capitava frequentemente di dover mandare a casa da scuola alunni, spesso, anche per un semplice raffreddore. Ma per poter effettuare i tamponi - siccome vale il principio della volontarietà - le scuole e di conseguenza gli operatori sanitari del Dipartimento di prevenzione devono essere autorizzate dalle famiglie. E nonostante il sistema mostri chiaramente che vi sono dei vantaggi non indifferenti nel percorrere questa nuova strada sono ancora molte le famiglie che si rifiutano di firmare il cosiddetto consenso informato preventivo. Cioé, in sostanza, non autorizzano all'esecuzione del tampone sul proprio figlio nel caso di una sospetta positività in una classe. A fronte di questo rifiuto alla scuola non resta che prendere atto e comunicare la mancata firma allo stesso Dipartimento di prevenzione. A quel punto inevitabilmente scatta la procedura che prevede la quarantena. Sia per il caso di sospetta positività che per tutti i possibili contatti che quel caso può avere avuto in classe o all'interno dell'istituto scolastico. Il che spesso può anche significare dover fare stare a casa gruppi numerosi di alunni, quando invece attraverso lo screening dei tamponi rapidi la situazioni potrebbero essere risolte in maniera molto più veloce.


I DIRIGENTI

«Effettivamente - conferma Simonetta Polmonari, responsabile provinciale dell'Associazione dei presidi - questo è un problema cui ci trovano di fronte soprattutto alle elementari, ma ci stati e ci sono diversi casi anche alle medie. L'obiettivo dello screening è quello di individuare subito gli eventuali casi positivi evitando così tempi lunghi e quarantene anche per chi magri non ha alcun rischio. C'è una certa ritrosia delle famiglie. Abbiamo cercato di sensibilizzare sul tema, nel rispetto delle volontà di ciascuno, spiegando che non si tratta di una invasione di campo della scuola ma che tutto è seguito dal Dipartimento di prevenzione e dai medici. Auspichiamo che si possano superare queste ritrosie, sarebbe un vantaggio per tutti».
d.l.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci