Tamponi salivari, mascherine e quarantene chirurgiche: così la scuola si sta salvando dal contagio

Lunedì 25 Ottobre 2021 di Sara Carnelos
A scuola con la mascherina

Scuole sotto stretta sorveglianza. L’Azienda sanitaria inizia a rivelare i primi risultati delle scuole sentinella, dove a campione si stanno facendo i tamponi molecolari salivari. 
Il progetto sta dando i primi esiti.

Una macchina che funziona alla perfezione grazie al coordinamento del dottor Carlo Bolzonello, dirigente delle Professioni sanitarie dell’area della Prevenzione. Poi c’è il laboratorio di analisi-microbiologia in cui operano con estrema professionalità i dottori Rita De Rosa e Giancarlo Basaglia, e il gruppo scuola dell’AsFo di cui fanno parte tecnici della prevenzione e assistenti sanitari che dallo scorso anno hanno creato una rete. Tutti gli istituti scolastici che rilevano problematiche relative al Covid hanno una linea dedicata con i tecnici esperti dalle 8 alle 17, ma in realtà è accaduto che anche in tarda serata che gli esperti sanitari cercassero di venire incontro ai dirigenti con cui hanno instaurato un rapporto di fiducia. 


L’AGGIORNAMENTO 


Giuseppe Candela, tecnico della prevenzione fornisce gli ultimi dati sulla situazione nelle scuole, a cui aggiunge il dato complessivo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ogni 15 giorni vengono effettuati 400 tamponi nelle scuole primarie, 300 alle medie e 100 alle superiori. Gli istituti “sentinella” in cui si attua la sperimentazione sono il Kennedy e gli Istituti comprensivi di Pordenone centro, Sacile, Fiume Veneto, Maniago. I tecnici dell’Azienda sanitaria si recano nelle scuole, dove il personale della Protezione civile consegna agli studenti i tamponi molecolari salivari. «Al momento – fa l’analisi Carlo Bolzonello – abbiamo riscontrato solo quattro casi e potrebbero non essere riconducibili alla scuola, per avere questo dato stiamo attendendo ulteriori analisi, ma il contagio potrebbe essere avvenuto a casa, oppure durante le attività pomeridiane. Sappiamo che nella popolazione della provincia ci sono in media dodici positivi al giorno, questo è l’effetto della campagna vaccinale, lo possiamo constare in specie nelle case di riposo».


IN REGIONE


La situazione verificatasi a Trieste non può che preoccupare, d’altro canto i dati monitorano ogni situazione. Eppure, al momento i dati dell’AsFo fanno ben sperare. «Non abbassiamo mai la guardia – fa sapere il dirigente delle professioni sanitarie dell’area Prevenzione – lo scenario potrebbe cambiare, ma ora stiamo tornando ad una vita simile a quella che avevamo due anni fa, con la consapevolezza che basta un attimo per ripiombare nel tunnel. Noi non lo vogliamo, per questo stiamo lavorando alacremente: il personale non è impegnato solo sulle vaccinazioni, dalle 9 alle 15 risponde alle richieste della Protezione civile, alle criticità legate al Green pass, segue le situazioni domestiche di chi non può recarsi al Dipartimento».
Quindi che fare? «Le vaccinazioni devono continuare in provincia vengono a lavorare tantissime persone non residenti, perciò dobbiamo stare vigili». Se paragoniamo il 15 ottobre del 2020 con il dato preciso della medesima giornata di quest’anno, si evidenzia che in provincia si è passati da 279 positivi accertati costretti a stare a casa e 1054 persone tra ospedalizzate e al proprio domicilio per contatti stretti con persone positive, a 141 positivi e 218 persone in isolamento o a casa. Un calo ben identificato che fa guardare al futuro con cauto ottimismo. Il secondo step del progetto dei tamponi rapidi al momento non è conosciuto. Verranno incrociati i dati del laboratorio di microbiologia e si vedrà in base all’andamento della pandemia se sarà il caso di aumentare il numero dei tamponi o delle scuole coinvolte. Se il dato resterà stabile, gli operatori potranno almeno momentaneamente fermarsi. 

Ultimo aggiornamento: 17:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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