Profughi ucraini, l'allarme nel dramma: rischio ripresa di contagi, si pensa a degli hub per i test

Giovedì 3 Marzo 2022 di Camilla De Mori
I tamponi all'arrivo dei profughi
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L’accoglienza di chi fugge da una guerra è la priorità di tutti.

Ma nel segno della sicurezza, senza mai dimenticare il Covid in agguato, per evitare il rischio di ripiombare in una nuova ondata di contagi. Per questo, fra le priorità del Prefetto di Udine, Massimo Marchesiello, che assieme ai suoi colleghi di Trieste, Pordenone e Gorizia sta gestendo l’operazione, c’è l’individuazione di «una struttura per il triage di grossi gruppi di profughi», per evitare sul nascere il rischio di focolai. Da qui gli incontri di ieri, anche con AsuFc. «Probabilmente - spiega il Prefetto - sarà localizzata all’ente fiera a Torreano di Martignacco (già sede dell’hub vaccinale e per i test Covid ndr). Stiamo aspettando le risposte sulle modalità organizzative. Chiederemo di dare priorità a chi arriva stremato da una situazione di guerra». Fra oggi e domani mattina, come conferma il direttore generale di AsuFc Denis Caporale, si attende l’arrivo di 3 corriere , una delle quali potrebbe però prendere la strada del nord del territorio provinciale senza fare stop a Martignacco. La sicurezza sanitaria è stata anche al centro del confronto con i sindaci friulani.


LE REGOLE


«Abbiamo iniziato a mettere delle regole - dice il Prefetto -. L’esigenza che abbiamo richiamato per tutti dev’essere quella di fare il tracciamento sanitario, i tamponi anti-Covid e di comunicare l’ospitalità dei profughi agli organi di polizia». La Prefettura sta monitorando la situazione in tutti i comuni, «per avere la disponibilità di eventuali strutture alloggiative». «Abbiamo già attivato l’accoglienza diffusa in piccole strutture». 


IL PROBLEMA


A collaborare per il monitoraggio Covid sarà anche la Croce rossa, come spiega la presidente del Comitato regionale Friuli Venezia Giulia della Cri Milena-Maria Cisilino. «Siamo in contatto con la Prefettura e ci siamo messi a disposizione per il punto di prima accoglienza, per la consegna dei kit igienico-sanitari. Collaboreremo per il monitoraggio Covid con l’esecuzione di tamponi con il coordinamento dell’Azienda sanitaria e anche con l’accompagnamento a soluzioni di quarantena ove si renda necessario. Non ci occuperemo però della gestione di eventuali quarantene», spiega Cisilino.
L’altro grosso nodo riguarda - per paradossale che possa apparire - «l’eccesso» di generosità dei friulani, che rischia di rivelarsi infruttuosa nella migliore delle ipotesi. «Ci stanno tempestando di richieste per poter aiutare la popolazione ucraina - spiega Cisilino -. A livello regionale saremo ormai sulle 300-400 richieste. Abbiamo i centralini intasati. È molto bella tutta questa generosità da parte dei friulani, ma siamo in imbarazzo, perché la società nazionale ucraina ha chiesto solo determinate cose. La nostra maggiore fatica è dover spiegare alle persone che non possiamo accogliere materiali sfusi. Si creerebbero anche problemi doganali. Abbiamo una rete internazionale di aiuti e la consorella ucraina ha esposto la sua necessità di liquidità e quindi di ricevere in particolare fondi per acquistare in loco i beni di prima necessità e determinati farmaci. Le nostre raccolte, quindi, sono solo mirate. È una guerra, non è un terremoto». Da qui l’appello della Cri: «Raccogliamo fondi per acquisti in loco sostenendo così anche l’economia locale e in rete con la Croce Rossa ucraina abbiamo una lista di beni sanitari specifici da inviare». Intanto, l’altra notte, ha attraversato anche il Friuli il convoglio solo Cri composto da sei mezzi pesanti, «destinato al confine rumeno-ucraino», per portare gli aiuti.


I COMPITI


La Croce rossa si occuperà anche di un “tracciamento” di tutt’altra natura rispetto a quello con cui la pandemia ci ha insegnato a familiarizzare. «Ci occuperemo - spiega Cisilino - del ricongiungimento eventuale di nuclei familiari eventualmente separati dalle vicende belliche per il conflitto in Ucraina. Non ricongiungimenti fisici, ma ricongiungimenti che mirano alla ricostruzione della filiera di contatti, per mettere in comunicazione famiglie separate, parenti feriti o scappati». Per ora la Cri non si occuperà invece dell’accoglienza: «Ci hanno chiesto la disponibilità, ma la stiamo valutando in base anche alle previsioni numeriche».

Ultimo aggiornamento: 08:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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