Covid, l'allarme di Brusaferro sul Fvg: «Circolazione alta», l'arancione torna a rischio, ecco perché

Mercoledì 7 Aprile 2021 di Marco Agrusti
Silvio Brusaferro, presidente dell'Iss, con il vicepresidente del Fvg, Riccardo Riccardi e i sanitari

Potrebbe non bastare un Rt che certamente scenderà ancora, arrivando a una quota abbondantemente inferiore alla soglia di sicurezza. Potrebbe non bastare nemmeno la discesa dell’incidenza, anche al di sotto del livello-limite dei 250 casi ogni 100mila abitanti sui sette giorni. A “gelare” il Friuli Venezia Giulia e a rimettere tutto in gioco in vista del monitoraggio decisivo di venerdì è stato ieri il presidente dell’Istituto superiore di sanità, il friulano Silvio Brusaferro. 


LA FRENATA


L’esperto, udinese di nascita e ora uno dei volti più conosciuti delle istituzioni sanitarie nazionali, ieri era al palasport di Cividale del Friuli per assistere all’inoculazione della seconda dose che spettava alla madre Maria Teresa, 85 enne di Udine. Intercettato prima dell’ingresso nella struttura adibita a centro per le iniezioni di massa, ha parlato del metodo che porterà alla decisione sul cambio di colore (anche) del Friuli Venezia Giulia. 
«Anche con un’incidenza al di sotto dei 250 contagi su 100mila abitanti - ha specificato - è possibile la permanenza in rosso.

Tutto dipende dal livello di rischio calcolato: non dev’essere alto». E invece quello del Fvg si teme che possa essere proprio “alto”, dal momento che ci sono altri indicatori a preoccupare i vertici dell’Istituto superiore di sanità. In primis le Terapie intensive, che ieri accoglievano ancora 81 pazienti. È un livello decisamente eccessivo, che potrebbe portare a una scelta estremamente cautelativa. 


IL PARERE


«In Friuli Venezia Giulia, come in altre zone del Paese, la circolazione del virus è ancora molto alta», ha sentenziato Brusaferro al palasport di Cividale, lasciando intendere che non tutto deriverà dall’abbassamento dell’incidenza (è un fatto certificato e il Fvg è sulla buona strada per scendere al di sotto del livello che fa scattare la zona rossa) o dal calo dell’Rt. Secondo Brusaferro, questo è il momento del rigore più severo. «Anche se vediamo, in Fvg come in Italia, che la curva scende più lentamente rispetto che in passato. Questo a causa della variante inglese ma anche perché le regole sono meno rispettate», ha aggiunto. 


LE PROSPETTIVE


A questo punto la regione è “appesa” a una valutazione che solo venerdì, quando i dati saranno condivisi tra gli esperti dell’Istituto superiore di sanità e quelli del ministero della Salute, sarà resa nota ai vertici politici del Fvg. La valutazione di impatto “alta” e quella di rischio identica potrebbero portare al mantenimento del lockdown fino almeno al 20 aprile. 
Un report più benevolo, invece, consentirebbe il passaggio in fascia arancione da martedì o mercoledì prossimi. In quel caso riaprirebbero tutti i negozi, tornerebbe la scuola in presenza fino alle superiori (queste ultime al 50 per cento della capienza) e gli spostamenti tornerebbero ad essere consentiti senza autocerficazione nei limiti del proprio comune. 


LO SCENARIO


In realtà non è così facile che il Friuli Venezia Giulia finisca realmente in rischio alto. I casi settimanali saranno certamente in discesa rispetto a quelli dell’intervallo temporale precedente. Lo stesso andamento è atteso dai focolai. L’incidenza, a meno di sconvolgimenti difficili da immaginare, sarà al di sotto dei 250 casi e l’indice Rt è segnalato in discesa. Ma l’apprensione rimane. «La circolazione - ha concluso Brusaferro - è alta in tutta Italia - e non è questo il momento delle riaperture. L’estate sarà molto più tranquilla, a patto di vaccinare tanto e in fretta».

Ultimo aggiornamento: 8 Aprile, 09:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci