Pazienti negativi o morti per altre patologie negli elenchi Covid: scoppia il caso. Ecco come si calcolano le vittime

Giovedì 15 Aprile 2021 di Marco Agrusti
Un reparto Covid
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Premessa: il Covid uccide, anche chi non ha problemi di salute pregressi. La polmonite bilaterale, principale causa dei decessi legati alla pandemia, è una brutta bestia. Ma c’è un altro volto dell’emergenza, fatto di elenchi giornalieri “macchiati” da una casistica poco chiara già dal marzo del 2020. Nella sola provincia di Pordenone, infatti, diverse decine di persone sono state inserite nella lista dei decessi Covid quando invece erano già risultati negativi al tampone oppure anche se a causarne la morte erano stati eventi traumatici o del tutto slegati dal Coronavirus. E ora, a un anno di distanza e con questi elenchi sempre più ingrossati, sono tante le famiglie intenzionate a chiedere, tramite l’aiuto dei legali, le cartelle cliniche agli ospedali e alle strutture residenziali. 
I DETTAGLI
In autunno a Casarsa una donna cade nel bagno di casa sua e viene trovata morta dalla badante il giorno dopo. A ucciderla era stato un trauma cranico, ma era in isolamento in quanto contagiata. Ed è finita nella lista dei decessi Covid. Poco dopo un 44enne titolare di una falegnameria viene colto da ictus nella sua casa di Cordenons. Finisce in Terapia intensiva a Udine, dove muore. Il tampone rileverà anche la positività. Anche lui finisce nell’elenco Covid. Lo stesso accade all’Hospice di San Vito nella prima ondata: pazienti deceduti - referti alla mano - per altre patologie, ma allo stesso tempo positivi, sono classificate come vittime della pandemia. Ci sono poi i pazienti deceduti dopo un tampone negativo, ma classificati come morti a causa del Covid. Alcuni, come accaduto anche in casa di riposo a San Vito, erano guariti da più di un mese. Non è bastato per annoverarli in un altro elenco, cioè quello dei decessi “comuni”. È capitato anche a due cittadini di Maniago, scomparsi per patologie slegate dal contagio e già negativi. E ancora in casa di riposo a Cordenons, dove alcuni giorni fa un uomo ha accusato un malore improvviso. Era positivo ma asintomatico rispetto al Covid. 
IL METODO
Molti di questi casi, negli ultimi mesi sono transitati sulle scrivanie delle agenzie funebri. È un passaggio importante, perché il titolare deve segnalare al Comune di competenza la presenza di una salma potenzialmente infettiva. Ed è in quel momento che compare l’inghippo di natura documentale. L’ospedale, infatti, in molti casi ha comunicato alle varie agenzie funebri del territorio la negatività al tampone del paziente dopo un iniziale contagio. È un dettaglio importante, perché consente a chi compone la salma di poterla esporre ai familiari. In caso contrario, si mette in campo la procedura Covid e il corpo non viene reso visibile. Anche queste persone, però, sono state classificate come decedute a causa del Covid nelle comunicazioni giunte in seguito ai sindaci. E lo stesso documento è compilato a beneficio dell’Istat, l’istituto nazionale di statistica che giorno dopo giorno compone lo studio che fotografa la mortalità nel Paese. È necessario indicare tutte le patologie, anche quelle pregresse, e se il Covid in realtà è stato sconfitto a quanto pare non basta ad evitare l’inserimento nell’elenco della pandemia. 
In provincia di Pordenone a ieri si contavano 647 decessi legati alla pandemia.

Un elenco su cui però anche un medico vuole vederci chiaro. Anzi, non un medico qualsiasi, ma il presidente dell’Ordine Guido Lucchini. È la prima volta che un professionista, tra i più impegnati nella lotta al contagio e in prima fila per le vaccinazioni, si espone su un tema così delicato. E l’ammissione fa la differenza. «È chiaro - spiega Lucchini - che ci troviamo davanti a una sovrastima della mortalità. Il fatto è dovuto proprio al metodo di calcolo dei decessi. Ci siamo trovati di fronte a molte vittime che in realtà non ce l’hanno fatta a causa di altri problemi. L’indicazione procedurale, però, arriva dall’Istituto superiore di sanità. In altri Paesi il calcolo esclude chi muore per altre patologie, anche se contagiato». 

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