Anche in Fvg il Coronavirus della seconda ondata è più contagioso: il tasso di infezione è sette volte più veloce

Martedì 22 Dicembre 2020 di Marco Agrusti
La capacità di testare è di molto superiore

PORDENONE E UDINE - Un tasso di contagio molto più alto. Quasi sette volte più alto, rispetto al virus di marzo. E la capacità di testare e tracciare, enormemente cresciuta rispetto a giorni nei quali anche un singolo reagente per il tampone era come oro, spiega il fenomeno solo sino a un certo punto. Anche un altro fattore contribuisce solo parzialmente a tracciare i due profili della pandemia nelle due diverse ondate. È vero, infatti, che a marzo il Friuli Venezia Giulia è andato in lockdown in anticipo rispetto alla (potenziale) esplosione del contagio, ma lo è altrettanto il fatto che il virus, in modo latente, circolasse già sul territorio senza essere mai scoperto. Per completare l’analisi, allora, manca un tassello: riguarda la contagiosità del virus d’autunno, ed è il tema a cui sta lavorando (non da oggi) il team coordinato dal professor Fabio Barbone, il coordinatore della task-force d’emergenza in regione. 
I DATI
Si deve però partire dai numeri, senza i quali non si riesce a rendere il paragone tra il contagio di primavera e la recrudescenza autunnale. Ci si muove su due livelli: si considerano sia i cittadini infettati che la capacità del sistema di prevenzione di compiere esami, tamponare e tracciare i movimenti del virus. Ne esce un quadro chiaro: la potenza di fuoco della macchina preventiva è stato enormemente ampliato, ma è stato il contagio a crescere ancora di più. È sufficiente confrontare i dati delle due ondate, seguendo la classificazione standard codificata dall’Istituto superiore di sanità. La prima fase viene fatta terminare il 31 agosto, mentre la seconda scatta idealmente e convenzionalmente il 1 settembre. I risultati sono immediati: la seconda ondata porta con sé un tasso di contagio medio sui tamponi sette volte più alto. Si è passati da un valore di 1,1 per cento nella prima fase a un dato del 7,6 per cento nella seconda. Da marzo a fine agosto, infatti, in Friuli Venezia Giulia sono stati effettuati 325.992 tamponi molecolari e i cittadini risultati positivi al Coronavirus sono stati 3.769. Il dato risente di un’incidenza alta nelle prime settimane di lockdown, quando si facevano pochi tamponi, e di una molto bassa in estate, quando il virus era presente in minima parte tra la popolazione. Poi è arrivato l’autunno ed è cambiato tutto. Dal 1 settembre al 20 dicembre, infatti, il sistema regionale è stato in grado di effettuare 544.874 tamponi e il numero dei pazienti positivi è salito a quota 45.191, per una differenza di 41.422 persone rispetto alla prima ondata. Un’enormità. Il tasso è salito al 7,6 per cento. Ci si trova quindi in una condizione tale da giustificare uno studio in corso nei laboratori della regione. Si deve capire perché, mobilità delle persone a parte, il virus si sia diffuso così velocemente e così uniformemente sul territorio. 
IL LAVORO
Il professor Fabio Barbone coordina ormai da mesi la task-force regionale per la gestione epidemiologica dell’emergenza Covid. «I numeri che differenziano la prima dalla seconda ondata sono estremamente interessanti - spiega - e sicuramente l’aumentata mobilità rispetto alla chiusura primaverile ha avuto il suo effetto.

Ma lo studio si spinge oltre: non escludiamo, infatti, che la responsabilità possa essere anche di un virus diventato molto più contagioso. Gli esperti sono costantemente al lavoro e i virologi - quelli veri - stanno confrontando quotidianamente i dati regionali per capirne di più». Nello studio entrerà anche la nuova variante del Coronavirus, scoperta in Inghilterra ma già circolante in varie aree del pianeta. 

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