Coronavirus, gli ambulanti allo stremo: «I Comuni ci aiutino o spariremo»

Lunedì 20 Aprile 2020 di Alberto Comisso
mercato
PORDENONE - Gli ambulanti rischiano l’estinzione. Il grido dall’allarme arriva dalla Fiva del Friuli Occidentale, la federazione che riunisce gli operatori su aree pubbliche, il cui presidente, Andrea Maestrello, ha inviato ai sindaci una lettera controfirmata da Massimo Giordano, direttore provinciale di Ascom-Confcommercio, chiedendo l’apertura di un tavolo di confronto. Tutto orbita attorno alla possibilità di riaprire, anche se con delle limitazioni importanti, i mercati che sono stati chiusi a causa dell’emergenza sanitaria da Coronavirus. Se ne riparlerà, comunque, non prima del 3 maggio, sempre che ci sia un alleggerimento delle misure restrittive messe in campo per arginare l’epidemia.
IL CONFRONTO
Fiva ha dato ai sindaci la «piena disponibilità a supportare le amministrazioni comunali in un confronto di idee, utili a prevedere le soluzioni per una riapertura sicura dei mercati, partendo il prima possibile dal settore alimentare come test sperimentale per una fase successiva di riapertura totale». Per gli ambulanti il momento è drammatico. Da inizio marzo chi non vende prodotti alimentari, frutta e verdura è bloccato. Ma c’è anche chi, pur avendo i requisiti, preferisce non ripartire: i costi, considerando che solo pochi (e piccoli) Comuni consentono lo svolgimento del mercato, sarebbero superiori ai guadagni. Con il rischio, tra l’altro, di dover offrire alla clientela prodotti non sempre freschi. O di doverli buttarli via. Ancora peggio va a tutti gli altri ambulanti, a chi vende per esempio vestiti, intimo, calzature, fiori e casalinghi. Per loro si prospettano tempi bui e di grande difficoltà economica. «Io che vendo abbigliamento per uomo, donna e intimo – sostiene Maestrello – sono tra quelli penalizzati. Ci sono ambulanti che hanno acquistato merce primaverile per 20-30mila euro e che non riusciranno mai a vendere. Merce, lo ricordo, che va pagata al fornitore. Succederà pertanto che durante l’estate lavoreremo per pagare il debito fatto e a fine anno il fatturato sarà inesistente».
FUTURO NERO
È il futuro che preoccupa, non poco, la categoria. «Non sappiamo cosa succederà dopo il 3 maggio – riflette il presidente di Fiva – e comunque quando ci verrà permesso di ricominciare nulla sarà più come prima. Dal lunedì a venerdì, solitamente, i mercati sono frequentati dagli anziani, ovvero le persone che in questo momento sono più vulnerabili. Facile immaginare, pertanto, un sensibile calo delle presenze che, lo ricordo, saranno comunque contingentate e regolate a prescindere. Questo per non creare pericolosi (per la salute) assembramenti». Sono diverse le attività che non ripartiranno. Si stima che su 1.700 ambulanti, un buon 20 per cento alzerà bandiera bianca. 
IL MERCATO
A Pordenone si sta pensando a come organizzare il mercato dopo il 3 maggio. «È evidente – l’assessore Emanuele Loperfido entra nel merito – che molte cose dovranno essere cambiate e che si dovranno evitare situazioni in cui più persone possano entrare in contatto. Sono in corso valutazioni mirate, anche in concerto con i sindaci dei Comuni limitrofi. Questo per creare delle condizioni uguali per tutti». Gli uffici del commercio e quelli della polizia locale stanno studiando una serie di possibilità. Tra queste quella di prevedere varchi di accesso a un’area delimitata e spazi per l’uscita. La zona indicata sarebbe quella di piazza XX Settembre dove, tenendo conto che il via libera verrebbe concesso inizialmente soltanto al comparto alimentare, il sabato troverebbero spazio 17 operatori e 8 produttori. Il mercoledì scenderebbero a 12. «A giorni – conclude Loperfido – avremo sicuramente un quadro della situazione più dettagliato così da essere chiari con operatori, produttori e cittadini». 
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