Commercio, a Pordenone vetrine vuote: il Comune a caccia di imprenditori da fuori regione

Tra le indicazioni principali: piazza Risorgimento, quartieri e corso Garibaldi: "Vogliamo attirare investimenti"

Mercoledì 15 Marzo 2023
Una delle tante vetrine vuote in centro

PORDENONE - Dagli spazi rimasti vuoti in pieno centro storico, come ad esempio quelli che ancora interessano corso Garibaldi, fino ai "buchi" storici del commercio cittadino.

Il Comune ha iniziato una campagna di "reclutamento" per provare a convincere imprenditori che arrivano molto spesso da fuori regione (non solo da fuori provincia) ad investire in città. Una specie di operazione in stile "cacciatori di teste", ma con una veste pubblica, perché a capo della squadra di ricerca c'è un assessore e non un privato.


GLI OBIETTIVI
«Ogni giorno - spiega infatti l'assessore Elena Ceolin, subentrata ad Emanuele Loperfido alla guida del settore del commercio nell'amministrazione Ciriani - incontriamo una serie di imprenditori. Sono "convocati" dal Comune con l'obiettivo di capire quali siano i margini per un loro possibile investimento in città». E subito dopo Ceolin cita immediatamente un esempio: lo spazio lasciato vuoto da Nara Camicie. Qui siamo in corso Garibaldi, di fronte al palazzo che ospitava la Provincia di Pordenone fino allo scioglimento dell'Ente. «Tutti gli imprenditori che stiamo contattando - prosegue sempre l'assessore - notano una cosa: Pordenone ha un viavai in centro che tante altre città non hanno. Di questo rimangono tutti impressionati in modo favorevole».


LA MAPPA
Dove si stanno concentrando gli sforzi dell'amministrazione per provare a ridurre le vetrine vuote rivitalizzando il commercio? Gli ultimi dati regionali non sono proprio positivi, quindi un'azione è necessaria. «Gli ambiti di intervento sono principalmente tre - spiega sempre Ceolin -: il centro storico, piazza Risorgimento e i quartieri». Sullo sfondo lo storico problema degli affitti, che rendono difficile e in molti casi poco appetibile l'investimento in pieno centro storico. E se si parla di quartieri, torna d'attualità anche il caso di Villanova, dove manca ancora un supermercato dopo la chiusura dell'ex Coop. In questo caso il Comune è al lavoro per ottenere una relazione dettagliata che spieghi una cosa prima delle altre: le potenzialità dello spazio commerciale. Tradotto: sarà in grado di attirare una clientela sufficiente a giustificare un investimento di prospettiva? Sembra lo stesso discorso che si fece per il mercato rionale dello stesso quartiere, sospeso ormai da tempo perché poco frequentato. In piazza Risorgimento invece il tema è diverso. La clientela, essendo un luogo centrale della città, ci sarebbe anche. Quello che manca è l'immagine stessa della piazza. La sua vivibilità e la sua nomea sono i problemi principali. «Il nostro obiettivo - aveva chiarito il sindaco Alessandro Ciriani ancora alla fine dell'anno scorso - è quello di portare in piazza Risorgimento categorie merceologiche che magari non sono presenti in altre zone del capoluogo. Stiamo contattando i proprietari di altre attività per capire le possibilità di vedere prossime aperture negli spazi di piazza Risorgimento». Una strategia che poggia su tre pilastri fondamentali: la nuova legge sul commercio, i bandi a cui può partecipare il Comune e la leva finale che potranno dare i distretti regionali del commercio. Senza la "manodopera", che in questo caso è rappresentata da chi sceglie di investire per ripopolare le vetrine vuote, si può però fare ben poco. Per questo la task force sta lavorando con in testa l'unica operazione possibile: convincere qualcuno a mettere soldi veri in alcune aree precise della città.

Ultimo aggiornamento: 15:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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