Il cantautore operaio lascia la fabbrica: «A 45 anni scelgo la musica, i miei colleghi come eroi»

Martedì 21 Settembre 2021 di Mirella Piccin
Pablo Perissinotto

AZZANO - Questa ve la dico, tenerla dentro sarebbe per me impossibile» scrive sui social il cantautore Pablo Perissinotto. E rivela: «Dopo 26 anni, come operaio meccanico nella stessa azienda, ho dato le dimissioni. Avevo iniziato a 19 anni a lavorare in fabbrica, ma d'ora in poi, non sarò più il cantautore operaio (termine che mi hanno attribuito i giornali e che mi è sempre piaciuto tantissimo), ora sarò solo un cantautore». A 45 anni, ha scelto la musica e gli impegni artistici, tra i quali le riprese del cortometraggio Il mare, la terra e il cuore, per l'omonimo progetto in soccorso delle donne afghane. «Con me, protagonista ci sarà il chitarrista Enrico Casarotto - racconta Pablo -.

Nel video, compariranno anche attori, scrittori, musicisti di fama nazionale che hanno aderito alla causa (Moni Ovadia, Pierpaolo Capovilla, Isabel Russionova, Davide Toffolo, Omar Pedrini e tanti altri). Presenteremo il lavoro il 3 ottobre a Forte Marghera».


LA SCELTA

«I motivi per cui ho deciso di lasciare il lavoro - spiega - sono molteplici. Uno di questi è sicuramente l'impossibilità di far conciliare i miei due lavori. I miei impegni musicali hanno virato verso una estensione interregionale e mettere insieme le due cose, cominciava a essere un'impresa. Posso dire, senza ombra di dubbio, che quel lavoro è stato una fonte importantissima di ispirazione artistica per me. Molte mie canzoni, da Paron de Mario a Nord est, passando per Il capo e sognatore, nascono da lì: da quelle mani sporche, quell'odore di metallo che restava sui vestiti, dal caffè coi colleghi, dal rumore dei flessibili, dal fumo delle saldatrici. Sono convinto, che se avessi intrapreso un percorso lavorativo diverso, sarebbe diversa anche questa vita che mi sta dando così tanto oggi, quasi come se volesse restituirmi qualcosa». E aggiunge: «Per me tutto torna e sono orgoglioso di aver conosciuto uno di quei lavori che oggi, nessuno ha più voglia di fare. Però il ricordo più bello in assoluto lo dedico agli eroi della mia quotidianità, ai miei colleghi operai: la mia esperienza umana con tutti loro è stata tra le più virtuose che si possano raccontare».


LE ANGHERIE SUBITE

«Loro mi mancheranno e non poco. Certo, porterò con me anche dei ricordi infelici, difficili. Nove anni, gli ultimi, in cui ho subito angherie a livelli grotteschi da parte di un titolare. No, non l'ho mai reso pubblico e non mi sono mai rivolto agli organi di tutela collettiva dei lavoratori. Per difendermi mi son servito di un po' di autostima e soprattutto dell'enorme, quotidiano affetto. Ho fatto a modo mio, ho messo tutto nero su bianco e ho scritto uno spettacolo dal titolo Bulloni: ne vedrete delle belle. Desidero ringraziare due persone: mia moglie Giulia, che è anche la mia agente, ed Enrico Galiano, per aver accettato di accostare il suo talento, la sua cultura e il suo meraviglioso slancio alle note della mia chitarra, aiutandomi a rendere possibile tutto quello che sto vivendo ora».
 

Ultimo aggiornamento: 22 Settembre, 09:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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