Riapre il Posta in centro città, bar dei vip e della movida

Giovedì 27 Agosto 2020 di Lara Zani
Oggi riapre il bar Posta
PORDENONE  -È il giorno dei debutti, fra i locali pubblici del centro. A poche centinaia di metri di distanza, fra piazza XX Settembre e via Ospedale vecchio, due inaugurazioni per altrettante attività che iniziano la loro avventura nei giorni ancora difficili del Covid. Nel “salotto buono” dei pordenonesi ha ricominciato questa mattina a servire caffè il bar simbolo di Pordenone, il Posta, bar di vip e movida,, nella sua nuova gestione. Non ci sarà piùla famiglia Prevarin – Adriana Giust e Claudio, assieme al figlio Sergio – che portano via con loro un pezzo di storia di Pordenone. Ed è Adriana a dare voce ai pensieri di chi, per quarant’anni, ha visto crescere e cambiare la città da dietro quel bancone. Il primo pensiero è l’augurio di buon lavoro a chi ha accettato la sfida, assieme al ringraziamento ai collaboratori per la loro professionalità e per il (lungo) pezzo di strada fatto insieme, che per molti continuerà nello stesso locale. E poi ci sono i ricordi, i personaggi, gli aneddoti. Inevitabile, del resto, per un locale che forma un triangolo con il Teatro Verdi e con il vicino Hotel Moderno e che ha visto sfilare fra i suoi tavoli tutti gli artisti.
LA STORIA
Ma, fra un personaggio noto e l’altro, sono stati soprattutto i volti pordenonesi a fare la storia del Posta. Adriana Giust ne sceglie qualcuno, fra i tanti che affollano i ricordi. Il primo è l’ingegner Mario Sist, fondatore del Policlinico San Giorgio, un ospite fisso per l’aperitivo di mezzogiorno, almeno quando non si trovava fuori città: “Ed è stata un’abitudine che non ha mai voluto abbandonare – ricorda -: quando le condizioni di salute non gli permettevano più di venire da solo, si faceva accompagnare dall’autista”. E poi l’avvocato Sebastiano Scatà, il più mattiniero, il primo caffè servito al mattino subito dopo avere alzato le serrande. E c’è spazio anche per un ringraziamento, al presidente di Confindustria Michelangelo Agrusti, “per il supporto e la vicinanza in un momento familiare difficile”. L’avventura era cominciata nel 1980, quasi per caso, da un’idea buttata lì dalla stessa Adriana al marito Claudio e al fratello Sergio, entrambi barman esperti con una lunga esperienza all’interno degli alberghi. Un’idea che in un primo momento era sembrata una follia, ma che invece era diventata realtà. Quattro mesi per trovare un architetto che ristrutturasse completamente i locali e poi la partenza, con l’aiuto dietro il bancone anche della madre di Adriana, Elba, oggi centenaria, in una Pordenone che, ricorda, “era completamente diversa da quella di oggi, a volte troppo indifferente e sospettosa”. Quello che non e cambiato sono molti dei clienti, “giovani cresciuti e invecchiati, qualcuno diventato anche nonno, ma che non ci hanno mai abbandonato” Il segreto è nella cordialità che Adriana attribuisce alle sue origini emiliane, “sempre avere rispetto per chi entra nel bar”, ma anche nell’aver saputo assecondare quella riservatezza che è un tratto più pordenonese”.
LE CASETTE
A qualche centinaio di metri di distanza, nel reticolo di stradine che circondano piazza della Motta, domani pomeriggio alle 18.30 sarà invece il momento del taglio del nastro per il King Pub. Il locale è quello delle ex Casette, con 150 coperti suddivisi in quattro stanze, nelle quali si potrà assistere in diretta alle partite del Pordenone; la formula, spiega Francesco Delle Crode, quella già sperimentata negli altri tre locali di Lignano, Latisana e Jesolo, dell’hamburgeria con prodotti del territorio. Del resto, sono stati proprio i clienti pordenonesi di passaggio sui litorali a suggerire di portare quella formula anche in città. Il Covid-19, poi, ci ha messo lo zampino, bloccando i lavori e allungando i tempi per l’apertura. Il debutto, del resto, è nel rispetto di tutte le regole: misurazione della temperatura e, questa sera, buffet servito dal personale.
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