Aveva detto al sindaco Ciriani «neofascista»: assolto Gianluigi Bettoli

Sabato 20 Giugno 2020 di C.A.
IL PROCESSO Gianluigi Bettoli non punibile

PORDENONE - Non c'è diffamazione in un clima di provocazione che ti fa reagire in stato d'ira. Gianluigi Bettoli, 64 anni, cooperatore sociale e socio della pluricentenaria Casa del Popolo di Torre, non è punibile per aver definito il sindaco Alessandro Ciriani «neofascista».
LA VICENDA
In piena campagna elettorale comparvero sui vetri della Casa del popolo di Torre dei manifesti con la scritta Achtung Banditen. La reazione di Bettoli non si fece attendere. Le dichiarazioni rilasciate in merito all'episodio, secondo la Procura avrebbero indotto il lettore a ritenere un nesso tra la scritta e la campagna elettorale del sindaco Alessandro Ciriani. Era il 26 aprile 2016. Ciriani aveva replicato attraverso il suo legale e il 16 maggio Bettoli si era fatto sentire su internet con una lunga nota in cui descriveva il candidato del centrodestra come un «neofascista non pentito». Da due anni la vicenda teneva banco in Tribunale. Bettoli era chiamato a difendersi dall'accusa di diffamazione a mezzo stampa e su internet, il sindaco si era costituito parte civile con l'avvocato Lorenzo Presot. Ieri la sentenza ha messo fine alla vicenda. Il giudice Piera Binotto ha ritenuto che Bettoli non sia punibile perchè ha agito in un contesto di provocazioni reciproche e ha riconosciuto che ha agito in uno stato d'ira determinato da un fatto ingiusto altrui.
LE CONCLUSIONI
Lo stesso vpo Carlo Anzil aveva chiesto l'assoluzione di Bettoli evidenziando non solo la provocazione, ma anche la mancata dissociazione di Ciriani dall'azione contro la Casa del Popolo e il fatto che in udienza aveva dichiarato di non essersi sentito offeso per essere stato paragonato a un «neofascista», bensì ai nazisti, circostanza che non è emersa. Insomma, per il vpo Bettoli aveva espresso un legittimo diritto di critica politica. L'avvocato Bruno Malattia, che difendeva Bettoli, ha ricordato al giudice che dare del fascista a qualcuno non costituisce un insulto, a dirlo è la stessa Cassazione. «Mi aveva sorpreso - ha commentato Malattia al termine dell'udienza - che un politico di livello come il sindaco Ciriani si fosse spinto a portare questa vicenda in Tribunale e a coltivarla con la costituzione di parte civile. In realtà, per quanto provocato, nelle espressioni di Bettoli, delle quali Ciriani si duole, non vi era nulla di eccessivo o che travalicasse i limiti di una visione critica del contesto. Sarebbe stato preferibile che questi fatti non fossero approdati in un'aula di giustizia. La politica è altro». Ciriani, dal banco dei testimoni, aveva comunque dichiarato che «sarebbe bastata una stretta di mano con richiesta di scuse e sarebbe finita lì».
LA DEDICA
Bettoli ha dedicato l'assoluzione ad Elena Beltrame, presidente della Casa del Popolo di Torre dal 2011 al 2017.

Anche lei era stata denunciata per diffamazione, ma è mancata prima che il processo fosse avviato. Un processo - ha detto Bettoli - «che abbiamo voluto subire insieme per rivendicare la libertà di parola».

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