Albergo sanitario al Best Western di Pordenone, il caso: gli spazi ci sono, ma non arrivano gli ospiti da isolare

Martedì 1 Dicembre 2020 di Redazione
Il Best Western di Pordenone

PORDENONE - Il bando è scaduto il 25 novembre. Il vincitore c’è, è pronto a entrare “in partita” e a dare una mano sul fronte della gestione delle persone in isolamento domiciliare, che in regione ormai aumentano di 2.300 unità ogni settimana. Insomma, è tutto fatto, ma in provincia di Pordenone si è verificato l’ennesimo intoppo di questa seconda ondata di pandemia. Il Best Western di via Mazzini, infatti, per ora rimane vuoto: potrebbe già accogliere persone (sino a prova contraria negative) che devono rimanere in quarantena dopo un contatto con un positivo, ma nessuno ha segnalato almeno un caso alla direzione. 
LA SPIEGAZIONE
L’albergo di via Mazzini a Pordenone è ufficialmente l’hotel sanitario della provincia di Pordenone. Il lungo iter, condotto dalla Protezione civile nazionale e ora in mano all’Azienda sanitaria, si è concluso nei tempi prestabiliti. La struttura comprende venti stanze da riservare alle persone indicate dall’AsFo per agevolare le quarantene in sicurezza. Ne erano state “offerte” addirittura di più, ma si è ritenuto di limitare la disponibilità alle venti finite nel bando. Il problema è che ad oggi i posti occupati risultano essere zero. La domanda, come già specificato, non manca affatto, ma le difficoltà che sta vivendo l’Azienda sanitaria in questa fase della pandemia stanno rallentando le operazioni. La conferma arriva direttamente dalla direzione dell’albergo business di via Mazzini. «Noi siamo pronti - è la spiegazione - ma al momento non abbiamo ricevuto nemmeno un nominativo da parte della Sanità pordenonese». Dovrebbe essere il Dipartimento di prevenzione a comunicare la lista delle persone in isolamento in provincia e soprattutto a identificare i casi più problematici, quelli cioè candidati a trasferirsi all’interno dell’albergo sanitario. Ma l’operazione è ferma al palo. Lo è soprattutto perché i tecnici della prevenzione sono alle prese con mille altre incombenze, e ancora non hanno affrontato le liste da scremare per individuare i cittadini per i quali la quarantena tra le mura domestiche non avverrebbe in sicurezza. 
DIFFICOLTÀ
Ancora oggi, infatti, il tracciamento è in sofferenza soprattutto in provincia di Pordenone.

In relazione agli abitanti e al numero dei casi giornalieri, infatti, la macchina continua ad accumulare ritardi. A ieri, ad esempio, nel Friuli Occidentale il Dipartimento doveva ancora tracciare 430 casi. A tutto ciò si deve aggiungere il monitoraggio nelle case di riposo, l’operazione di screening in Valcellina, l’assistenza ai pazienti in isolamento per contatti con positivi. E ancora oggi parte dei test svolti in provincia viene inviata ai laboratori del Burlo di Trieste, perché il sistema del Friuli Occidentale non riesce a stare al passo. Difficoltà, queste, che si riflettono anche su un’operazione - quella legata agli alberghi sanitari - caldeggiata a livello nazionale dalla gestione commissariale dell’emergenza. L’hotel c’è, è pronto, ma al momento resta vuoto perché non si riescono a individuare gli ospiti da far entrare nella struttura. Nel frattempo il Best Western si è attrezzato per lavorare “in proprio”. L’albergo, infatti, ospita già alcune persone costrette all’isolamento di 14 giorni ma negative al tampone. Si tratta però di privati cittadini che nulla hanno a che fare con le liste in possesso dell’Azienda sanitaria. In alcuni casi a pagare il conto della camera sono aziende, in altri le famiglie stesse. Ma l’operazione pubblica, quella chiamata ad aiutare i nuclei familiari più numerosi e a limitare il contagio domestico, è ancora ferma al palo. 

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