Abuso d'ufficio, l'incubo dei sindaci: i primi cittadini friulani stanno con Nordio. «Norma come una spada»

Lunedì 19 Giugno 2023 di Antonella Lanfrit
Il sindaco di Pordenone, Alessandro Ciriani

I sindaci di centrodestra in Friuli Venezia Giulia plaudono senza esitazione all’eliminazione del reato di abuso d’ufficio contenuto nella riforma della giustizia approntata dal ministro Carlo Nordio e approvata dal Consiglio dei ministri mercoledì.

Assicurano che il loro operato non è mai stato bloccato dal timore generato dalle conseguenze di un abuso d’ufficio e tuttavia considerano più che positiva l’iniziativa del ministro sostanzialmente per due motivi: la spada di Damocle di questo reato, pur non essendosi messa direttamente di traverso sulla loro strada, ha contribuito ad appesantire gli iter procedurali; lo squilibrio che ogni anno si è visto tra il numero di denunce e le condanne sta a dire che la norma non coglie esattamente nel segno e, quindi, meglio toglierla.


CIRIANI


Da Pordenone, il sindaco Alessandro Ciriani (Fdi) non solo non ha dubbi che sia «la rimozione di un ostacolo che è stata richiesta anche dall’Anci», cioè dall’Associazione nazionale dei Comuni italiani, ma è anche convinto che «l’abolizione del reato d’ufficio è un atto accolto positivamente dai primi cittadini appartenenti tanto al centrodestra che al centrosinistra. Ed è lo stesso pensiero che si respira tra i dirigenti comunali, che hanno sofferto con noi questa norma», aggiunge. «Le cifre che indicano la percentuale minima di condanne rispetto al numero importante di denunce – continua Ciriani – lascia chiaramente capire come in realtà molte persone si siano dovute sobbarcare un iter processuale che è finito in niente». Ciriani, al secondo mandato da sindaco, ammette di non aver mai dovuto decidere di non agire per timore di incorrere in questo reato e tuttavia osserva che «esso ha appesantito moltissimo le procedure burocratiche, per lavorare in assoluta sicurezza». Una condizione che nella visione del primo cittadino pordenonese non può continuare. «Un conto è la malafede, un conto è dover procedere in un sentiero tortuoso costellato da un numero infinito di pareri. È diventata una caccia alle streghe».


VALENT


Da Pordenone a San Daniele del Friuli, dove il sindaco Pietro Valent guida una formazione di centrodestra, la visione è la stessa. «Assolutamente favorevole alla decisione del ministro Nordio – esordisce -, i dati dimostrano che c’è qualcosa che non funziona in questa norma. Troppi i colleghi e i funzionari che hanno dovuto subire processi che si sono conclusi con un nulla di fatto. Insieme alle situazioni umane complesse che questi fatti generano, sono condizioni difficili da gestire per chi ha una carica elettiva e ogni quinquennio si sottopone al giudizio degli elettori». Neppure Valent, comunque, ha trovato nell’abuso d’ufficio un limite al suo operare. «L’ho sentito incombere su di noi, certo, ma ho sempre proceduto per il bene della comunità. E continuo con questo approccio. Si è eletti per fare e assumersi le responsabilità, non per stare sulla difensiva».


MAURMAIR


Seppur consigliere regionale dallo scorso aprile, Markus Maurmair (Fdi) non ha dimenticato la sua lunga esperienza di sindaco a Valvasone Arzene, durante la quale ha vissuto anche la fusione di due municipi, e la sua posizione è in linea con quella del ministro. «È un tema molto sentito da sindaci e funzionari, usato anche come alibi per rallentare l’attività amministrativa», premette. Abolire il reato di abuso d’ufficio, ragiona, significa «cominciare a demolire il “moloc Bassanini” e ritornare a dare forza alla politica, che è quella che ha la legittimazione più forte, ottenuta attraverso le elezioni». Il riferimento è alla legge del 1997 in pieno post Tangentopoli, quella che nella governance ha distino il ruolo politico da quello amministrativo. «Si pensava che tale distinzione fosse la panacea di tutti i mali – prosegue Maurmair – e, invece, il sindaco è diventato spesso il parafulmine della struttura. Il politico, invece, ha tutto l’interesse a procedere, per ottenere risultati». Maurmair riconosce che la cosiddetta legge Bassanini «è nata in tempi in cui non c’erano tutti gli strumenti di controllo che ci sono ora e che sono a disposizione dei più, anche grazie alle norme sulla trasparenza. Quindi occorre cambiare».

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Ultimo aggiornamento: 07:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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