Padova. Rete di spacciatori smantellata dai carabinieri: usavano nomi in codice per la droga

L'italiana era la cocaina, il nero l'hashish. In questo modo cercavano di non far capire le loro intenzioni

Venerdì 23 Dicembre 2022 di Cesare Arcolini
I carabinieri hanno sgominato una rete di spacciatori

PADOVA - Si muovevano in squadra, ben collaudati. Per i clienti più complicati si muovevano gli spacciatori italiani, per i giovanissimi e gli stranieri i nordafricani. Quando la situazione non presentava rischi, lo spaccio era curato in maniera mista da marocchini e italiani insieme.

Bastava una telefonata, due parole in codice tra cliente e pusher e il gioco era fatto.

L'operazione

È andato avanti per un anno, con centinaia di situazioni di spaccio andate a buon fine e un giro incredibile di denaro. Fiumi di droga arrivavano dalla provincia di Verona e riempivano il mercato illecito dello spaccio padovano. L'hanno scoperto i carabinieri della Compagnia di Padova sotto la supervisione del Comando provinciale. L'attività tecnica ha permesso di scoprire che le diverse sostanze venivano chiamate dai pusher con nomi di fantasia. C'era l'italiana, che era la cocaina. C'era il nero per indicare l'hashish, ma anche sandali e sigarette per descrivere altri tipi di droga. Martedì mattina i carabinieri, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica, hanno eseguito un'ordinanza di misura cautelare emessa dal Gip del tribunale di Padova, che dispone l'obbligo di dimora a carico di tredici indagati. L'accusa in concorso è di spaccio di sostanze stupefacenti continuato. L'indagine, denominata Patavium, ha permesso di accertare cessioni di stupefacenti per complessivi 720 grammi di eroina, 1.250 grammi di hashish e 1.050 grammi di cocaina. In questo anno di attività investigativa sono state inoltre arrestate quattro persone e sono stati recuperati 30 grammi di cocaina, 80 di eroina e 130 grammi di hashish. Tutto è nato il 22 novembre dello scorso anno quando i carabinieri hanno arrestato un ragazzo padovano trovato in possesso di 30 grammi di eroina. Partendo da questo arresto e sequestro gli investigatori dell'Arma hanno appurato da dove provenisse quel quantitativo di stupefacente, riuscendo in seguito a scoprire chi vi fosse dietro questa fitta rete di spacciatori. I canali di approvvigionamento sono stati individuati nel veronese con successivo smistamento a Padova e provincia.

Nomi in codice per la droga

Delle tredici misure eseguite, otto sono a carico di cittadini italiani e cinque a carico di cittadini di origine maghrebina. Gli indagati, a vario titolo cooperanti nell'illecita attività, avevano creato tre gruppi di spaccio: quello italiano, quello magrebino ed uno misto, italo-magrebino. Gli acquirenti si rivolgevano a loro, sia tramite chiamate telefoniche che con applicazioni di messaggistica. Non solo, alla droga ci si riferiva con nomi in codice: sigarette, sandali, Marocco e nero per l'hashish, mentre italiana per la cocaina. Una volta concordato il luogo e l'orario dell'appuntamento per la cessione, preferibilmente nei pressi di cimiteri, distributori di benzina e bar non molto frequentati, gli spacciatori raggiungevano gli acquirenti viaggiando a bordo dei propri veicoli ad alta velocità, per poi effettuare la cessione e raccoglierne i proventi. Gli spacciatori erano riusciti a crearsi un solido giro di assuntori che li teneva impegnati per diverse ore al giorno. È stato accertato che gli acquisti aumentavano con l'avvicinarsi del fine settimana, per una media di decine di cessioni ogni weekend. Numerosi sono stati gli acquirenti identificati e segnalati alla Prefettura in qualità di assuntori durante le indagini, i quali hanno ribadito quanto ipotizzato dagli investigatori. È stata la conferma definitiva del castello accusatorio. 

Ultimo aggiornamento: 09:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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