L'istituto Teresianum chiude dopo 70 anni: fatali il calo demografico e l'aumento dei costi dell'energia

Lunedì 20 Giugno 2022 di Roberta Merlin
L'edificio che ha ospitato l'istituto Teresianum
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PADOVA - Il Teresianum saluta per sempre la città. L'annuncio della chiusura della scuola cattolica di Corso Vittorio Emanuele, gestita dalla congregazione femminile della Compagnia di Santa Teresa di Gesù, era apparso a dicembre dell'anno scorso nel sito dell'istituto.

Un duro colpo per le famiglie delle decine di alunni padovani che, fino all'ultimo, avevano sperato in un salvataggio attraverso un eventuale cambio di sede. Ma niente da fare. Anche quest'ultima soluzione non ha infatti permesso alle religiose di fare quadrare i conti.

Le chiusure

Dopo 70 anni di presenza a Padova, quella dell'8 giugno è stata dunque l'ultima campanella. Stesso destino per l'asilo di Santa Maria del Carmine e altre tre scuole paritarie della provincia; la Fondazione Galvan di Pontelongo, Vallonga di Arzergrande e la Santa Maria di Veggiano. Circa 150 i bambini e una ventina di maestre, a settembre, dovranno dunque trovarsi una nuova scuola. Cinque nuove chiusure che si aggiungono alla lunga lista di paritarie padovane costrette, negli ultimi anni, allo stop a causa del calo demografico e ai conseguenti alti costi di gestione per le cosiddette scuole bianche, istituti a matrice cattolica che in Veneto rappresentano circa il 60 per cento dell'offerta formativa, perlopiù asili parrocchiali che nelle periferie e nei quartieri sono spesso servizi essenziali per le famiglie.

Calo demografico, Covid e aumento dei costi

«Nascono pochi bambini, le iscrizioni diminuiscono e le paritarie non riescono più a starci dentro con i costi di gestione - spiega il presidente della Fism di Padova Mirco Cecchinato -, ad oggi abbiamo 15 mila bambini, quattro anni fa erano 18 mila. Senza contare il calo del 15% dei fondi dal 2010». Dal 2020, a peggiorare la situazione ci si è messo pure il Covid. «La pandemia ha avuto notevoli ripercussioni nella gestione delle scuole dell'infanzia e dei nidi - continua il responsabile della Fism -. Le strutture scolastiche hanno dovuto infatti affrontare maggiori costi per il personale aggiuntivo e per i materiali di pulizia. Negli ultimi mesi, si è aggiunto, poi, il rincaro delle spese di gestione dovuto all'aumento dei prezzi dell'energia che si riflette anche sui costi della refezione. Problemi diventati quasi irrisolvibili per le piccole realtà parrocchiali o gestite da enti religiosi che offrono alla comunità un servizio puntuale a tariffe calmierate e che sono un riferimento per molte famiglie». La media delle rette nelle paritarie va dai 130 euro ai 350 euro, circa 180 euro al mese. «Un costo conveniente - spiega Cecchinato - se si considera che le famiglie nelle scuole statali devono spesso affrontare la spesa della mensa che può arrivare anche a 100 euro mensili. Ma questo non basta per evitarne la chiusura. Urge un intervento della Regione per riorganizzare l'intero sistema scolastico ed evitare così la lenta e inesorabile emorragia di istituti, come il Teresianum che offrono ottimi servizi a costi contenuti. Un appello che andrebbe sostenuto anche dai candidati che si preparano alla corsa alla poltrona di primo cittadino, un po' latitanti sul tema scuola». Con la chiusura dei molti istituti paritari della città e provincia, si svuotano anche gli edifici che li ospitano, strutture spesso di proprietà della Diocesi che rimangano a lungo inutilizzate. Non sarà però il destino dello storico palazzo del Teresianum, nelle cui prestigiose stanze l'8 novembre 1917 il generale Luigi Cadorna fu destituito dal re Vittorio Emanuele III e sostituto dal generale Armando Diaz che poi portò vittoriosamente a termine la guerra. Secondo indiscrezioni, infatti, l'edificio di Corso Vittorio Emanuele sarebbe stato messo in vendita dalla congregazione di religiose alla cifra di circa 5 milioni di euro.

Ultimo aggiornamento: 21 Giugno, 10:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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