La Lega manda i giovani a scuola: in 700 alle lezioni di formazione politica. Il segretario regionale: «Qui si studia, niente frasi strampalate»

Domenica 22 Ottobre 2023 di Alda Vanzan
La Lega manda i giovani a scuola: in 700 alle lezioni di formazione politica. Il segretario regionale: «Qui si studia, niente frasi strampalate»

PADOVA - In sala quasi 700 persone. «Al terzo giorno di iscrizioni i posti erano già esauriti», dice il segretario della Lega del Veneto Alberto Stefani.

Tanti giovani: «Ci serve un partito moderno, riformista, con i giovani che indichino la via e investano nella conoscenza», dice il governatore Luca Zaia. In prima fila i big del partito, dal sottosegretario Andrea Ostellari ai parlamentari Rosanna Conte, Mara Bizzotto, Paolo Tosato, Ingrid Bisa, Giorgia Andreuzza, e poi i consiglieri regionali, da Alberto Villanova a Giuseppe Pan. Ci sono anche non iscritti, una delegazione di Indipendenza Veneta, l'ex sindaco di Vicenza Francesco Rucco (che assicura: «Resto un civico»). Ma i protagonisti sono i "ragazzi". È per loro che è stata pensata questa Scuola di formazione politica - "Veneto Domani" lo slogan, "La sfida identitaria" il sottotitolo - per formarli, ma anche per togliere di dosso ai leghisti troppe etichette denigratorie del passato. E nell'anniversario del referendum - 6 anni fa oggi, come nel 2017 il 22 ottobre cade di domenica, solo il meteo è cambiato, foschia e sole, altro che il diluvio che si temeva facesse disertare le urne - non poteva che essere l'autonomia il tema della prima lezione.


LA RICORRENZA
Per le analisi economiche sull'autonomia Stefani si è affidato a Renato Mason e Alberto Cestari della Cgia di Mestre, per le relazioni giuridiche ha voluto i professori Ludovico Mazzarolli e Andrea Giovanardi della delegazione trattante del Veneto. Ma è il presidente della Regione a ricordare le tappe di un percorso non ancora terminato: l'impugnazione della legge davanti alla Consulta, la ricevuta della scheda perché era stato impedito di usare la tessera elettorale («Io ce l'ho sul comodino»), le vane battaglie con cinque esecutivi di fila («In uno c'è stata anche la Lega e non abbiamo visto nulla»), fino all'arrivo dell'attuale Governo che ha fissato l'obbligo di definire i Livelli essenziali delle prestazioni e avviato il dibattito il Parlamento con il disegno di legge del ministro Roberto Calderoli.


LO STUDIO
È una Lega che studia e che si prepara, quella che hanno in mente il segretario Stefani e il governatore Zaia. Ma che non trascura l'identità. «La Lega è un partito dove chi studia e si informa non deve essere visto come una minaccia, ma come una risorsa da valorizzare - dice Stefani, annunciando una piattaforma digitale dove si potrà attingere a materiale utile per gli amministratori -. Essere leghista deve essere un brand di buona amministrazione, un marchio che ci permetta di vincere le sfide dei prossimi mesi ma anche la concorrenza degli stereotipi che per troppo tempo ci hanno affibbiato ingiustamente. Qui non c'è spazio per frasi strampalate o discorsi fuori dal mondo, questa è la sede per chi ha voglia di studiare e di vedere la propria formazione confluire in azione politica. Qui c'è spazio per chi crede nel legame inscindibile tra la cultura della propria terra e la capacità di disegnarne il futuro. Oggi inizia la sfida di un partito identitario che ha deciso di rinnovarsi». I più pensano alle «frasi strampalate» del consigliere regionale Fabiano Barbisan, appena espulso dalla Lega, Stefani dirà che non sono le uniche. E Zaia si rivolge ai futuri amministratori: «Amministrare non è una passeggiata e servono dei pre-requisiti: la conoscenza, l'onestà, l'umanità. Rispettate le persone e imparate ad ascoltarle». Sull'autonomia il presidente "carica" i ragazzi: «Ma quale secessione dei ricchi, chiediamo solo i fondi che lo Stato già spendeva prima per gestire una competenza. E indignatevi quando dicono che il Veneto ha avuto più soldi delle altre Regioni: noi abbiamo fatto le formichine, gli altri le cicale a vita».

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