PADOVA - Il tributo di folla per l'ultimo saluto a Jupo Halilovic, il 64enne nomade di etnia rom riferimento del campo di via Ferrero a Pontevigodarzere, si è trasformato ieri in una maxi rissa tra le mura del Cimitero Maggiore. Oltre trecento sono i membri delle diverse famiglie che, da varie province venete, si sono radunati prima delle 8 all'obitorio dove è stato officiato il primo dei due riti funebri islamici. Poi la salma è stata trasportata in un lungo tour che ha toccato alcuni locali frequentati dall'Halilovic in città, passando successivamente per il campo di via Ferrero e facendo infine tappa al cimitero di via Chiesanuova, dove la tensione è esplosa. Insulti per questioni di debiti, pugni, spinte. Nel parapiglia uno dei parenti del defunto è entrato con l'auto nel camposanto e ha tentato di investire un rivale. Il finestrino di un'auto è andato in frantumi. La tensione era così alta che, oltre alla polizia locale che stava monitorando la situazione, sono accorsi polizia di Stato e carabinieri con i giubbotti antiproiettile, poiché si temeva la presenza di armi. Presenza invece scongiurata, insieme al rischio che nella rissa potessero restare coinvolte anche altre persone presenti in cimitero.
I camper di fronte all'ospedale
Il caos è scoppiato durante il funerale con rito islamico di Jupo Halilovic, classe 1958, di fatto il capo della famiglia di origine bosniaca e di etnia rom che vive nel campo di via Ferrero, incuneato a ridosso dell'autostrada A4 in località Pontevigodarzere, all'estremo nord del comune di Padova. Il 64enne è morto domenica scorsa a causa di un ictus all'ospedale civile del capoluogo, dove era ricoverato da alcuni giorni. Giorni durante i quali la sua grande famiglia si era già fatta notare. Decine di camper e auto hanno infatti sostato notte e giorno lungo via Giustiniani, fuori dall'ingresso dell'ospedale, occupando parte della sede stradale e contribuendo a ingorgare il già caotico traffico della zona. Con la morte del capostipite, i mezzi si sono poi spostati davanti all'obitorio nella vicina via Cornaro. Fino a ieri mattina, quando il feretro è partito per il suo ultimo viaggio.
Insulti e pugni al cimitero
All'obitorio è stata chiusa la bara, colma di omaggi, ed è stata recitata dall'imam la funzione. Poi, con un corteo di mezzi e un centinaio di parenti, il feretro ha fatto tappa al bar Centrale all'Arcella, di cui Halilovic era assiduo frequentatore, e successivamente è stato portato nel campo di via Ferrero, per poi partire alla volta del Maggiore. Fino a quel punto non vi sono stati problemi, ma all'arrivo il clima è cambiato. Ai parenti già presenti si sono infatti aggregate altre duecento persone. Tra loro anche i membri di una famiglia rom di Montebelluna (Treviso). Complici anche i postumi di cinque giorni di festeggiamenti in onore del capofamiglia, è bastato che i parenti di Jupo Halilovic vedessero alcuni dei trevigiani perché riemergessero vecchie ruggini. Legate a soldi e debiti, a quanto si è appurato finora. Alcuni uomini si sono prima insultati e poi picchiati. Uno è anche entrato in cimitero con l'auto per cercare di investire un rivale. Il tutto davanti ai volti attoniti degli addetti dell'impresa funebre e del camposanto. L'intervento in massa delle forze dell'ordine ha permesso di separarli e disperderli mentre veniva ultimata la tumulazione. «Una donna si gettava terra dicendo di sentirsi male, tutti erano agitatissimi. Volavano pugni, schiaffi, grida disumane - hanno raccontato alcuni testimoni - Noi siamo corsi a ripararci: avevamo paura che tirassero fuori delle armi, che la situazione degenerasse ancor di più. È stato spaventoso».