Elena, la prima donna al mondo laureata a Padova. La sua statua in Prato della Valle?

Martedì 11 Gennaio 2022 di Alessandro Marzo Magno
Elena, la prima donna al mondo laureata a Padova

Il 25 giugno del 1678 la discendente dei Corner, una delle famiglie più influenti della Serenissima, discusse la tesi in filosofia all'Università di Padova di fronte a una folla di ammiratori: nessuna donna era mai giunta alla laurea. Ora il dibattito per spostare la sua statua dal Bo a Prato della Valle, unica presenza femminile tra 78 uomini illustri.


STORIA
Deve rimanere dove si trova ora, ai piedi dello scalone d'onore dell'università di Padova, o trasmigrare in Pra' della Valle, per divenire l'unica statua di donna in mezzo a 78 uomini? Il dibattito infuria, ma intanto vale la pena capire chi fosse Elena Lucrezia Corner Piscopia, la prima laureata del mondo, il 25 giugno 1678 a Padova, in filosofia.

La donna apparteneva a una delle famiglie più ricche e potenti della Venezia del XVII secolo, i Corner (Cornaro ne è la versione italianizzata) del ramo dei Piscopia. La regina di Cipro, Caterina Corner, faceva parte di un altro ramo, quello di San Cassiano, che dopo di lei diventa della Regina. Le due donne, quindi, non erano parenti. I Piscopia prendono il nome dal feudo di Episkopi, sull'isola di Cipro, dove coltivavano la canna da zucchero che al tempo garantiva ricchezze favolose. La famiglia non era tuttavia solo ricca, ma anche colta: il bisnonno di Elena, Giacomo Alvise, era amico di Galileo Galilei; il nonno Girolamo, aveva messo insieme una delle più importanti biblioteche di Venezia che alimenterà la sete di conoscenza della giovane patrizia. Il tutto nel palazzo di famiglia, in riva del Carbon, che dopo l'estinzione dei Corner Piscopia passerà ai Loredan e quindi al Comune di Venezia per diventare uno dei due edifici oggi sede del Municipio.


AMORE PER LA CONOSCENZA

Il padre di Elena, Giovanni Battista, è tanto potente da farsi eleggere tra i procuratori di San Marco (seconda carica della repubblica dopo quella di doge), ma mette al mondo otto figli (Elena, nata nel giugno 1646, è la quinta) e si sposa con una popolana, Zanetta Boni, originaria della Valsabbia, nel bresciano, al tempo territorio della Serenissima. Il matrimonio con una popolana non consente ai figli maschi di accedere al Maggior consiglio e quindi di entrare a far parte del patriziato. Sono gli anni della costosissima guerra di Candia e la Signoria per raccattare denaro mette in vendita l'accesso al Maggior consiglio e il ricchissimo Giovanni Battista ne approfitta: con l'esborso di 105 mila ducati, nel 1664 Francesco e Girolamo Corner Piscopia vengono iscritti nel Libro d'oro. L'onore della famiglia rimane però macchiato e al procuratore di San Marco viene un'idea per dargli una lucidata: far laureare la figlia. Elena Lucrezia ama sinceramente la conoscenza, ma è del tutto disinteressata all'alloro accademico, si piega soltanto per soddisfare la volontà paterna. La giovane è un piccolo genio che parla svariate lingue (finirà per padroneggiarne otto, tra le quali ebraico e aramaico), che canta, suona, conosce la filosofia e la matematica. Studiare non le pesa ed è seguita da alcuni dei più importanti dotti dell'epoca: Carlo Rinaldini, professore di filosofia all'università di Pisa prima e di Padova; le insegnano il greco il cretese Alvise Gradenigo, bibliotecario della Marciana, l'ebraico, l'aramaico e lo spagnolo Shemel Aboaf, rabbino di Venezia.


LEZIONI DI CANTO

Maddalena Cappelli le istruisce nelle musica e nel canto, diventando sua amica e confidente per oltre un ventennio. La fama di Elena è tale che nel 1669, a 23 anni, viene ammessa nell'Accademia dei Ricoverati, a Padova, e poi in altre accademie italiane. Il padre vuole che la figlia si sposi, ma Elena si oppone e per tutta risposta, grazie all'intervento dell'abate di San Giorgio Maggiore, Cornelio Codanini, si fa oblata benedettina. In pratica vive come se fosse una monaca, pur rimanendo in famiglia. Si consumerà nella preghiera, porterà il cilicio e queste afflizioni, oltre e allo studio intensissimo, finiranno per minarle la salute e portarla alla morte. La donna si iscrive allo Studio di Padova (l'università), ma non la frequenta e presenta la domanda per l'ammissione alla laurea in teologia. La richiesta è subito accolta e viene addirittura stilato il verbale di conferimento dell'alloro in teologia: sembra tutto pronto. Ma si sono fatti i conti senza l'oste e in questo caso l'oste si chiama Gregorio Barbarigo, vescovo di Padova e cardinale, destinato a diventare santo (l'ha canonizzato papa Giovanni XXIII), nonché proprietario della villa e dello splendido parco, ancora oggi esistenti, di Valsanzibio, a Galzignano. Senza il suo consenso, nessuno né uomo né tantomeno donna si può laureare in teologia perché, in quanto vescovo della città, è anche cancelliere dell'ateneo. Poiché la Chiesa è persuasa dell'inferiorità della donna rispetto all'uomo e la ritiene incapace di ragionamenti difficili, tanto più sulle verità della fede, le vieta l'insegnamento di grado superiore, secondo quanto scritto da San Paolo nella Prima epistola a Timeo: «Non permetto alla donna d'insegnare, né d'usare autorità sul marito, ma stia in silenzio». Inizia così un braccio di ferro tra il procuratore Corner e il cardinale Barbarigo; alla fine si arriva a un faticoso compromesso: niente laurea in teologia, ma in filosofia. Elena, che ha 32 anni, va a Padova soltanto tre giorni prima della cerimonia. L'aula del Collegio, dove normalmente avvengono le lauree, è gremita all'inverosimile, tanto che si decide di spostare la dissertazione nella vicina cattedrale. La folla che si raduna il 25 giugno 1678 è immensa, fonti contemporanee, probabilmente esagerate, parlano di 30 mila persone. Elena Lucrezia Corner Piscopia ottiene per acclamazione le insegne dottorali e diventa una gloria per la sua famiglia, per l'università di Padova, per la Serenissima repubblica di Venezia, il tutto sopra la sua testa. Sostiene pubbliche discussioni, tutti la vogliono vedere.


DOTTORI FRANCESI

Addirittura Luigi XIV fa fermare a Padova sulla via di Roma il cardinale César d'Estrées perché verifichi se quanto si dice della donna corrisponda a verità. Accompagnato da due dottori della Sorbona, conversa con lei, le fa commentare testi in greco ed ebraico, le parla in francese, spagnolo e latino; alla fine Elena dà anche un saggio musicale. Le condizioni della donna, però si aggravano, e sei anni dopo la laurea, trentottenne, muore. Ordina alla maestra di musica di bruciare tutti i suoi scritti e purtroppo Maddalena Cappelli esegue. Elena viene sepolta a terra, nella basilica benedettina di Santa Giustina, con addosso l'abito monacale, ma il padre Giovanni Battista vuole che la memoria della figlia (e della famiglia) sia celebrata nei secoli: fa erigere un monumento sepolcrale nella basilica del Santo. Nel 1727 l'ultimo rampollo dei Corner Piscopia, ormai impoverito, smantella tutto e si vende le statue dell'antenata. Rimane solo quella di Elena Lucrezia che sarà recuperata sessant'anni più tardi da un'altra illustre donna veneziana, Caterina Dolfin Tron, che la dona all'ateneo patavino. La statua viene collocata ai piedi dello scalone del Bo, dove si trova tuttora.

Ultimo aggiornamento: 12 Gennaio, 08:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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