Statue femminili, il soprintendente: «Prato della Valle resti così com’è»

Martedì 11 Gennaio 2022 di Mauro Giacon
Le statue in Prato della Valle

PADOVA - Vero. La questione della statua di donna da aggiungere alle 78 statue di padovani illustri in Prato della Valle sta diventando da culturale a politica. Nel senso che tocca il delicatissimo tema della parità di genere ma rischia di diventare argomento della prossima campagna elettorale.
Non solo: mentre la mozione dei consiglieri Simone Pillitteri e Margherita Colonnello sta per essere messa all’ordine del giorno del Consiglio, l’argomento sembra già essere virato dallo spostamento della statua di Lucrezia Cornaro Piscopia che si trova al Bo, al “vogliamo una statua nuova che onori le donne”.

Però bisogna prima partire da un dato: se una statua sopra uno di quei basamenti vuoti di uno dei ponti di collegamento all’Isola Memmia ci debba stare.

Fabrizio Magani, Soprintendente a Padova che ha pure scritto un libro sui Pantheon veneti, si è fatto capire così: «Quegli uomini rappresentano figure famose per il loro ingegno e costituiscono il dibattito di quel secolo, ovvero se la “nobiltà” dovesse derivare solo da aristocratici natali. Questa fu la risposta della città. Che mise quei valori, virtù e merito al primo posto. Modernissima. Sono ancora parlanti quei valori? E se parlano alla contemporaneità non vanno rimeditati restituendo il giusto riconoscimento ad altre figure?».


LA PISCOPIA
Ma l’Isola nasce così. Ora quel contesto va mantenuto senza farci entrare qualcosa a spallate. «La statua della Piscopia non avrebbe nemmeno senso, è fuori misura e non è fatta per stare all’esterno. L’idea della copia poi, sarebbe ancora più orrenda». C’è poi il non insignificante dettaglio che i due basamenti sono vuoti perché i soldati napoleonici nel 1797 distrussero le statue dei dogi. Un retaggio. 


LA PROPOSTA
«La mia proposta - afferma il Soprintendente - è una scultura fatta da un autore contemporaneo e dedicata a un personaggio recente. Una ricercatrice, un medico o una scrittrice. Andrea Memmo ci mise anche uno scultore, Antonio Canova, quando ancora non era il più grande d’Europa. Un uomo ancora in vita. Partirei da quel modello, per scegliere un luogo e una protagonista a cui dedicarlo o intitolarlo».
Allora dove? Magani non lo dice ma certo ci sono delle zone di Padova che gli piacerebbero assai. Ad esempio il centro del costruendo parco Tito Livio, oppure lo slargo che si creerà in riviera quando nascerà al posto della ex caserma Piave il campus delle scienze sociali. «È un bellissimo tema urbano oltre che culturale» ammette il Soprintendente.


UN REFERENDUM
E Luisa Calimani urbanista e architetto fa una proposta suggestiva: «Perchè non fare un referendum su chi collocare? Ad esempio chi più di Gaspara Stampa può reggere e in qualche caso anche superare il confronto con i suoi simili dell’altro sesso? E’ solo un valore simbolico ma il simbolo è un elemento della comunicazione, che esprime contenuti di significato ideale dei quali esso diventa il significante. Dalla più remota antichità ha avuto grande importanza nella comunicazione del pensiero, dei concetti e dei valori. Trovo molto bello riappropriarsene per far capire e sapere che le donne anche nel passato hanno dimostrato ingegno, nonostante le insormontabili difficoltà culturali che hanno dovuto affrontare. Farei mettere un’urna in prato che tutti possano scrivere un nome come fece Brunelleschi per la cupola di S Maria del Fiore.
Il dibattito è aperto. Del resto non occorre vivere nei duemila e ventidue anni dopo Cristo per affermare la modernità. Quando Ramses II volle che il simbolo della sua divinizzazione divenisse Abus Simbel, fece costruire accanto alla sua statua anche quella della moglie, Nefertiti.
 

Ultimo aggiornamento: 12 Gennaio, 08:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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