Pasqua, pranzo servito a casa (ma ci prova solo un locale su due)

Giovedì 1 Aprile 2021 di Mauro Giacon
Pasqua, pranzo servito a casa (ma ci prova solo un locale su due)

PADOVA Un disastro economico a cui non si vuole cedere. A cui si oppone resistenza con una cieca ostinazione, quella che muove lo spirito di impresa, quel coraggio che da sempre fa mettere in gioco tutto, famiglie e risparmi, per un obiettivo, aprire bottega. E così, mentre si rischia, si fa andare avanti il mondo. Guardando al commercio, al turismo, alla ristorazione che va verso un fine settimana di quelli che farebbero impazzire di lavoro e soddisfazione si leggono i numeri.
I NUMERI
A Pasqua si prevedono perdite di 50 milioni per il commercio e 15 milioni per l'alberghiero, secondo stime Ascom Confcommercio. Poi arrivano l'associazione pubblici esercizi. Solo metà dei locali resterà aperta (1.500 su 3mila). Fra cui circa 1.000 fra ristoranti pizzerie, pasticcerie, bar e altri locali che potranno fare esclusivamente asporto e consegne a domicilio per un volume d'affari di circa 1 milione di euro contro i 3,3 milioni del 2019.
L'Appe ha anche reso noto un questionario diramato fra cento associati per fare il punto dei consumi nel periodo di Pasqua. Circa il 65% dei locali (ristoranti, trattorie, pizzerie) lavorerà e di questi l'80 per cento proporrà anche il servizio a domicilio. Con mezzi propri dunque e questo comporterà un aumento nei prezzi in meno del 20% dei casi. Le prenotazioni languono e due su tre hanno 20 coperti ordinati. «Qualcuno che era chiuso da dicembre, ha aperto. Ha speso per riempire i frigoriferi e si è già pentito» rileva il segretario Filippo Segato. Un altro 33% sta fra 20 e 40 coperti. A Pasquetta due locali su tre non hanno alcuna richiesta.
Il presidente Erminio Alajmo. «I consumatori non hanno più voglia di divertirsi, sono pessimisti per il futuro e stanchi, dopo un anno di limitazioni: ricordiamoci che la Pasqua 2020 veniva dopo nemmeno un mese di lockdown, le persone cantavano sui balconi e appendevano striscioni. Ora molte famiglie soffrono una crisi economica dovuta a perdita del lavoro, cassa integrazione insufficiente e in ritardo, chiusura di aziende e, naturalmente, i consumi voluttuari sono i primi a essere tagliati. Per questo, secondo l'Associazione degli esercenti, si ritorna alla necessità di riaprire quanto prima le attività, secondo le linee guida che nel tempo hanno garantito la sicurezza di consumatori e operatori.
TRE STORIE DI RESISTENZA
Eppure anche in questo quadro c'è chi non molla. Alberto Baldin ha un piccolo panificio in piazza delle Erbe «Chiudiamo il pomeriggio, non si lavorerebbe con i negozi chiusi. Perciò Preferiamo concentrarci al mattino. Purtroppo il discorso langue. Noi vendiamo pane con chi lavora in centro e con i turisti. Ora facciamo fatica a pagare le bollette ma resistiamo. Anche se sabato scorso ho venduto due colombe in tutto e in generale per Pasqua venderò un quarto che in un anno normale. Ma credo che la mia sia una situazione legata al tipo di location. Fuori al centro va meglio». Infatti Nicola Trentin, presidente dei produttori alimentari di Confartigianato Imprese è ottimista. «Riteniamo che torni a farsi largo sulle tavole di Pasqua la qualità artigiana. Fugassa veneta, colombe, uova di cioccolato e i prodotti regionali come i salumi, i formaggi, la birra, solo per citare i più ricercati sono molto richiesti».
Filippo Navarin invece è il titolare del negozio Pane&pizza bio in zona Madonna Incoronata. «Sarà che la gente sta più in casa ma l'asporto con consegna a domicilio è decollato. Ho dovuto assumere un sacco di porta-pizze. Ne ho 4 in settimana e 5 il sabato e la domenica. Ho reagito al virus in due direzioni. Una massiccia campagna pubblicitaria, veramente pazzesca, volantini dappertutto per mesi. E nello stesso tempo aumento della qualità. Ed è andata bene. Problemi? Una volta la gente pensava che arrivassimo senza guanti e mascherina. Ora ce li abbiano noi perché sono loro a scendere senza protezione».
Ma la più felice in questo momento è Emanuela Vigo, fioreria Zaggia. «Il lavoro è oltre le aspettative e sa perchè? Moltissima gente che esce dall'ospedale dopo che magari è stata in rianimazione manda piante e fori ai medici. Ma lo fanno anche le mamme che hanno le figlie lontane e non possono vedersi. O gli anziani per ringraziare chi porta loro la spesa a casa. Fiori e piante sono diventate un modo privilegiato di fare un pensiero, direi favorite anche dal fatto che molti negozi sono chiusi. Insomma ieri è stato un afflusso continuo e inaspettato».

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Ultimo aggiornamento: 18:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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