Leonardo, il piromane dei bar: «Odio tutti i baristi, io chiedo solo l'elemosina ma loro mi cacciano via»

Giovedì 12 Novembre 2020 di Silvia Moranduzzo
Leonardo Nicoletta
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PADOVA - «Odio i baristi. Faccio solo l’elemosina e mi mandano sempre via. Via! L’ho fatto per ripicca, adesso lasciatemi stare». Leonardo Nicoletta, 55 anni, ieri pomeriggio era in stazione, sul piazzale esterno all’edificio. Solo due notti prima ha incendiato tre bar del centro storico, creando un’ondata di panico.

Berretto grigio e mascherina chirurgica a coprire il volto, siede sulla parte rialzata tra i binari e l’entrata del parcheggio delle auto dove spesso sostano i senza tetto come lui, fermi a guardare le persone che passano. A fianco ha un grosso zaino con tutte le sue cose. Non parla molto bene, si capisce poco di quello che dice, scuote la testa. Dopo aver detto «Odio i baristi» si alza e fa per andarsene.


LO SFOGO
Cammina piano ma sicuro, ogni tanto ferma qualcuno per chiedere una sigaretta ma deve arrendersi perché nessuno gliene offre una. «Mi odiano loro! Non voglio parlare, non ho fatto niente io. Lasciatemi stare, andate via» intima con un gesto del braccio. Si cala il berretto sulla fronte, il volto quasi sparisce sotto la mascherina. Sembra infastidito di essere disturbato. Lascia il piazzale della stazione per dirigersi verso via Trieste, passando dalle pensiline delle fermate degli autobus e perdendosi tra i pendolari, probabilmente diretto verso il centro storico. È una presenza abbastanza nota in centro, da una decina d’anni circa, spesso lo si vedeva Sotto il Salone o nei luoghi della movida a chiedere l’elemosina. Si spostava dalla stazione a via Zabarella dove aveva il giaciglio sul quale dormiva, vicino a Coin. E dove si trova il bar che più degli altri è stato danneggiato dalla sua nottata come piromane, il bar Centrale.
LE VITTIME
Ieri il locale è rimasto chiuso, la serranda abbassata mostra i segni del fuoco che ha aggredito il ferro. Di fronte rimangono i resti di tavolini e sedie, ormai un ammasso informe e irriconoscibile circondati dal nastro bianco e rosso. Qualche passante si fermava a guardare e c’era chi chiedeva informazioni al panificio vicino. In mattinata il titolare del negozio di abbigliamento a fianco al locale ha dovuto chiamare dei tecnici per aiutarlo con l’impianto elettrico, anch’esso danneggiato dalle fiamme che hanno raggiunto il primo piano del palazzo. È riuscito così a riaprire la serranda che il giorno precedente non ne voleva sapere di muoversi, era come ancorata a terra. Anche il bar Paprika di Corso Garibaldi è rimasto chiuso: qui hanno perso un ombrellone e due piantane, oltre ad alcune sedie. A riaprire regolarmente è stato il bar “dei Osei” di piazza dei Frutti dove il fuoco ha distrutto tre ombrelloni e danneggiato una colonna del portico. «Lo vedevamo spesso, sì – conferma la barista – però non è mai stato aggressivo. Veniva qui tra i clienti a chiedere l’elemosina, allora gli dicevamo di andare via, così come capita di fare anche con altri. Non è cattiveria, è solo che vogliamo che i nostri clienti possano mangiare o bere tranquilli». Ora che è stato individuato il colpevole degli incendi la domanda è: perché? Perché tanta violenza se non ha mai dimostrato aggressività? Forse era un sentimento che covava da tempo ed è scoppiato tutto a un tratto. «Non lo avrei mai detto capace di una cosa del genere, davvero – continua la donna allargando le braccia – quando gli chiedevamo di andarsene lo faceva senza dare problemi, semplicemente tornava da dove era venuto. Magari era un po’ insistente ma nulla di esagerato o di preoccupante. Mi sorprende che abbia messo in atto un piano del genere, non so cosa gli sia preso». Anche gli avventori dei locali Sotto il Salone hanno ben presente chi sia ma come la barista del bar dei Osei non si spiegano da dove sia arrivato tanto astio nei confronti dei locali. «Ogni tanto lo vediamo, se è lui abbiamo capito chi è – dice un cliente del bar da Romeo – si avvicina sempre con la mano tesa per chiedere qualche spicciolo, a volte se ne ho in tasca gliene do. Però capita di non averne e allora diventa un po’ invadente, resta qui e si ferma. Quando capita è fastidioso però non ricordo di averlo mai visto aggressivo o violento nei confronti di qualcuno. Dopo un po’ che non gli si dà retta se ne va».

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