PADOVA - Falsi contratti di lavoro per agevolare decine di cittadini cinesi nell'avere un regolare permesso di soggiorno. In cinque, in concorso tra loro, sono finiti iscritti nel registro degli indagati per i reati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e di falso ideologico per induzione: avrebbero indotto in errore funzionari e agenti dell'Ufficio immigrazione della Questura. Si tratta di due imprenditori agricoli uno di Padova e uno di Verona con una tenuta agricola a Villorba (Treviso), e di una coppia di cittadini asiatici (marito e moglie) con un ufficio di contabilità.
L'ESPOSTO Secondo l'accusa Ronzani avrebbe organizzato il matrimonio di una cinese con un padovano, così da permettere all'asiatica di conseguire il permesso di soggiorno. La donna, una volta convolata a nozze, sarebbe però sparita. Il matrimonio non sarebbe mai stato consumato e l'italiano, sentitosi raggirato dall'abogado (titolo conseguito in Spagna), ha presentato un esposto all'ordine degli avvocati. I legali hanno trasmesso l'atto in Procura e all'inizio dell'estate del 2020 sono scattate le indagini. Gli inquirenti avrebbero scoperto il meccanismo alla base delle decine e decine di permessi di soggiorno rilasciati a cittadini cinesi. Secondo l'accusa l'abogado, insieme agli atri quattro indagati, avrebbe redatto una serie di contratti di lavoro falsi e avrebbe fornito altrettanti alloggi fittizi agli asiatici, così da potersi presentare in Questura e chiedere il permesso di soggiorno. Gli inquirenti, ancora secondo l'accusa, avrebbero accertato di come i cinesi figurassero lavorare in aziende agricole sparse tra il padovano e il Polesine in realtà mai esistite o non più operative da molto tempo. Mercoledì della scorsa settimana i poliziotti hanno perquisito i cinque indagati: nell'ufficio dell'abogado hanno sequestrato una serie di documenti relativi alle indagini. Gli investigatori hanno anche passato al setaccio i computer.
LA DIFESA L'avvocato stabilito Giorgio Ronzani però non ci sta e respinge tutte le accuse nei suoi confronti. «Io mi sento molto tranquillo - ha dichiarato - e se guardano le carte meglio ancora così capiscono che non ho fatto nulla di illegale. Fra le centinaia di clienti mi sono capitati anche due imprenditori agricoli, mentre per quanto riguarda i cinesi che hanno un ufficio di contabilità quando hanno bisogno di un legale io li aiuto. La scorsa estate c'era la sanatoria e per questo abbiamo collaborato, ma poi se non c'è nulla per mesi non li vedo». E sul matrimonio organizzato: «Questo italiano era mia amico, ha conosciuto questa donna cinese attraverso il mio studio e si sono sposati. Poi lui ha litigato con me e io con l'asiatica, e lui mi ha fatto un esposto disciplinare dove contestava un documento affermando che lo avessi falsificato. Poi l'ordine degli avvocati lo ha girato in Procura. Ma ripeto, non ho nulla da nascondere ho fatto il mio lavoro di legale e basta. Non ho una agenzia matrimoniale».