Il funerale del campione trapiantato, gli amici: «Sarai sempre nella nostra squadra»

Sabato 4 Giugno 2022 di Barbara Turetta
La maglia azzurra di Paolo Rossetto, morto a 58 anni, appoggiata sulla bara

CERVARESE SANTA CROCE - La maglia azzurra della sua nazionale poggiata sulla bara. Quella stessa maglia numero 11 che Paolo Rossetto indossava in partita portando in campo il messaggio che donare resta un atto d'amore. Un addio commosso e partecipato quello che ieri pomeriggio, 3 giugno, in chiesa a Cervarese Santa Croce ha accompagnato il pallavolista trapiantato morto all'età di 58 anni. Stretti nel dolore la moglie Antonia, i figli Riccardo, Giorgia e Sofia, accompagnati da tanti amici e conoscenti. Con loro i giocatori Nazionale Italiana Pallavolo trapiantati e dializzati di cui Paolo faceva orgogliosamente parte.

L'OMELIA

«L'amore è ciò che ci rialza, è ciò che ci fa guardare alla vita - ha detto don Mattia Biasiolo nell'omelia - e la vita di Paolo è stata spesa nell'amore». Sono state le parole dei compagni di squadra a raccontare la sua tenacia e il suo spirito. «Questa divisa, tu lo sai bene, non ci identifica solo come giocatori di una nazionale - ha detto uno di loro - ma siamo portatori di un messaggio di vita e di speranza. Sei arrivato nell'ottobre del 2016, pochi mesi dopo che tua moglie Antonia ti ha fatto tornare a vivere, ci hai raccontato che pensavi di trovare delle persone che avrebbero faticato a portare a termine una partita, invece hai visto e hai provato tu stesso quanta energia c'è nel gioco dopo un trapianto e da allora non ti sei più fermato. Insieme abbiano girato tutta l'Italia portando il messaggio di cui tu eri un grande esempio».
«Abbiamo valicato i confini nazionali, abbiamo vinto i mondiali.

Una medaglia che non è solo un simbolo sportivo, ma è molto di più. Normalmente quanto scendiamo in campo giochiamo in sei, ma noi diciamo sempre di essere sei atleti e sei donatori, da oggi io so che saremo in 13. Paolo ti porteremo con noi al prossimo mondiale, ci tenevi tantissimo a partecipare e sarai lì a darci la tua forza».

GLI AMICI

Commosso il saluto degli amici, quelli con cui condivideva la passione per i giri in Vespa, la montagna e le gioie della vita. «Abbiamo vissuto insieme infanzia e gioventù, giochi, matrimoni, figli, lavoro, risate, gioie e dolori - ha detto uno di loro - Sei stato un uomo onesto, leale e sincero solo come poche persone sanno esserlo e ora questa rapida accelerazione ci ha lasciati ammutoliti, increduli, tristi. Veglia su di noi, sulle nostre famiglie e sulla nostra vita così fragile».
«Ciao fratellino, chi avrebbe mai immaginato quanto successo in così breve tempo - è stato il saluto della sorella - ma il disegno di Dio molte volte è incomprensibile e la vita stessa è imprevedibile. Sei sempre stato il perfettino di casa, preciso, costante, sincero, leale, valori che hai portato sul lavoro e nella vita. E poi l'amore per la tua famiglia, i tuoi figli, l'amore per Antonia per il suo grande gesto di donarti un rene che ti ha permesso di riprendere una vita normale. Non volevi andare via, eri preoccupato per la tua famiglia e il tuo sguardo lo esprimeva. Mi piace pensare che ora tu sia insieme alla mamma e al papà, lasci alla tua famiglia i grandi valori che ti hanno accompagnato nella vita ma soprattutto il coraggio di andare avanti. Un abbraccio». E poi la canzone Ovunque sarai di Irama voluta dalla famiglia come ultimo saluto in chiesa prima di avviarsi verso il cimitero.

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