Anziana legata e rapinata nella notte:
«Non riconosco più le mie mani»

Domenica 16 Marzo 2014 di Barbara Turetta
La casa svaligiata
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LIMENA (PADOVA) - I segni della terribile notte l'ottantanovenne li porta ai polsi. Sotto alle fasciature ci sono le vesciche lasciate dai lacci che l'hanno immobilizzata.



«Le mie mani non sono queste - racconta la donna mostrando i dorsi ancora molti gonfi -, sono molto più piccole. Ma la stretta di stanotte me le ha gonfiate. Sono riuscita a telefonare usandole quando ancora erano legate dietro alla schiena».



Giovanna Prendin è una donna che ha viaggiato tanto. Un'ex docente universitaria che ha insegnato a Padova, e che ha vissuto molte esperienze. Un'ottantanovenne ancora molto in gamba, che non dimostra per nulla la sua età. Una donna pienamente autosufficiente, che non ha alcuna paura di vivere sa sola. Ed è stata probabilmente la sua tenacia e il suo spirito intraprendente a non farle perdere il controllo mentre i banditi metteva a soqquadro la sua abitazione. E soprattutto a darle la forza di reagire una volta che i ladri se ne sono andati, lasciandola legata.



«Stavo leggendo nella mia stanza - racconta - quando mi sono piombati in camera tre uomini. Erano tutti vestiti di scuro, in volto si vedevano solo gli occhi, e indossavano i guanti. Subito gli ho chiesto cosa volevano e loro mi hanno fatto segno che cercavano i soldi. Io gli ho detto che in casa non c'era nulla. Ho preso la borsa e ho tirato fuori 120 euro, tutto quello che avevo nel portafoglio. Poi gli ho detto di prendere quello che volevano e di andarsene - continua -, ma invece mi hanno legato mani e i piedi e mentre uno di loro è rimasto con me, gli altri due hanno aperto tutte le stanze, sentivo sbattere le porte. Non mi hanno fatto nulla di male. Non mi hanno picchiata. Sono rimasti qua per più di un'ora e mezza, e prima di andarsene mi hanno sfilato l'anello che portavo all'anulare con un brillante, che io ho detto era falso. E hanno strappato la chiusura in oro di una collana di perle».



La donna si ricorda tutto. «Erano molto alti - prosegue ancora - e mentre a me si rivolgevano in italiano con un accento straniero, fra di loro farfugliavano nella loro lingua che ho riconosciuto. Parlavano in russo, lingua che conosco e che ho imparato quando partecipavo ai convegni. E a loro mi sono rivolta in russo, facendogli capire che avevo compreso».



Dalla cucina dove la donna ci accoglie si accede ad un soggiorno, dove tutto è stato buttato all'aria. Per terra ci sono i cassetti, e tutte gli effetti personali sono ancora sparsi in giro. «E pensare che la sera prima avevo proprio sognato che venivano i ladri in casa - prosegue l'ottantanovenne -, ma se mi chiedete se ho paura vi rispondo di no. Ho vissuto dieci anni in America e di storie ne ho viste e lette tante. Poi quando insegnavo all'università venivo spesso chiamata in qualità di medico a visitare le detenute che al tempo erano rinchiuse nel carcere di Venezia. Donne che avevano commesso omicidi, avevano ucciso figli e mariti e che nessuno voleva incontrare. Nella mia vita sono stata a contatto con storie drammatiche e impressionanti». Ieri mattina, dopo essere stata sentita dai carabinieri di Limena, la donna si è fatta visitare per precauzione all'ospedale di Padova.
Ultimo aggiornamento: 17 Marzo, 08:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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