Innovazione spinta per la nuova fetta di città disegnata da industriali e Università

Sabato 26 Settembre 2020 di Silvia Moranduzzo
Padova non smette di crescere
PADOVA - La città del futuro avrà sensori per trovare parcheggio e per capire la portata di traffico, servizi pubblici digitali, colonnine per caricare le auto elettriche, servizi di bike sharing ma anche ampi viali e una viabilità funzionale. Perché aspettare il futuro? Assindustria Venetocentro vuole anticipare i tempi, realizzando un progetto che teneva chiuso nel cassetto ormai da troppo: “Padova Soft city”. L’associazione degli imprenditori ha affidato al Dipartimento di Ingegneria civile, edile e architettura (Icea) del Bo il compito di redigere un master plan con tutto ciò che dovrà costituire la Silicon Valley padovana. Se ne occuperanno i docenti di Tecnica e pianificazione urbanistica Pasqualino Boschetto e Alessandro Bove. Si tratta dell’area che va dalla stazione ferroviaria alla Zip nord, passando per Fiera, Competence center, polo universitario, centri direzionali alla Stanga e Net center, un’asse che lambisce i binari dell’Interporto e l’incubatore Start cube. Un asse destinato ad estendersi anche all’Arcella quando verrà ultimato il programma G124 di Renzo Piano. Un’area che racchiude il cuore economico della città e che dovrebbe sprizzare innovazione da tutti i pori: in questo quadrilatero, infatti, è presente il 22,9 per cento delle imprese che offrono servizi innovativi e tecnologici. 
I TEMPI
La scadenza per l’Università è relativamente breve: il piano va presentato entro la fine di ottobre. Dopo di che verrà consegnato a Palazzo Moroni dove il vicesindaco Andrea Micalizzi e gli assessori Chiara Gallani e Andrea Ragona si occuperanno del Piano degli interventi (meglio noto come piano regolatore), che verrà redatto dal gruppo di progettazione guidato da Stefano Boeri e Mate Engineering. «Vogliamo offrire al Comune una progettualità concreta per trasformare quest’area nell’avamposto della città digitale, riconoscibile e attrattiva, e chiediamo l’impegno a valutarla nell’ambito del nuovo Piano degli interventi, compiere scelte strategiche e partecipate dove pubblico e privato collaborino – dichiara Ruggero Targhetta, presidente del gruppo Servizi innovativi e tecnologici di Assindustria Venetocentro – Riqualificarla è il primo passo per svilupparne le enormi potenzialità, attrarre investimenti ad alto valore aggiunto e capitale umano qualificato, contrastando la fuga dei talenti».
Agli urbanisti di Icea, gli imprenditori chiedono soluzioni innovative di riorganizzazione urbana e infrastrutture sostenibili per rendere l’area più accessibile e attrattiva, decongestionare i flussi, ridurre le emissioni e in generale migliorare la qualità di vita, con più connessioni, più efficienza energetica e design urbano. 
«Il nostro intervento punterà a ricucire gli elementi di discontinuità urbana, per migliorare l’accessibilità e valorizzare la vocazione di quest’area con dei riscontri fisici e un racconto più omogeneo – commenta il professor Boschetto – Oggi la produzione è sempre più orientata verso domande specifiche e risposte immediate, “Soft city” significa anche accompagnare le imprese in questo nuovo mondo. Inoltre, vogliamo inserire le nuove forme di mobilità in una cornice verde, sostenibile, per far convivere diverse anime come residenza, produzione, servizi e commercio in un sistema vivibile e coeso». 
I NUMERI
Si pensi che a Padova le imprese che si occupano di servizi innovativi e tecnologici sono 6.126, un numero che le permette di qualificarsi come capitale dell’hi-tech in Veneto. Il settore dà lavoro a 61.458 persone in tutta la provincia e a quasi 31 mila solo in città. Secondo i dati del 2017 il comparto ha generato 5,2 miliardi di euro, cioè il 18 per cento della ricchezza provinciale e stando all’indice redatto dalla multinazionale Ernst&Young sul grado di innovazione e sulle strutture inclusive e sostenibili, la città del Santo risulta la prima in Veneto e 15esima a livello nazionale. «Ora è il momento di realizzarla davvero – dice Targhetta – La vocazione terziaria innovativa di Soft city merita di essere resa riconoscibile e accessibile, sia con interventi di ricucitura urbana, reti di trasporto, energetiche e di telesorveglianza sia normativi sulle destinazioni d’uso e incentivanti per le nuove attività. Non partiamo da zero ma da un patrimonio di progetti come quelli per i bandi camerali sullo sviluppo e la brand identity dell’area e dal lavoro dell’associazione Soft city. Una progettualità che non può rimanere ancora silenziata. Si deve fare seriamente sistema, tra imprese, municipalità, in una logica di sussidiarietà». 
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci