PADOVA - «Era un uomo appassionato della vita, profondamente innamorato del mondo dell'istruzione. Colto e ironico, era anche un bravo fotografo con all'attivo molti premi. Aveva il cosiddetto terzo occhio».
Il fratello Marco ricorda così Alberto Carenza, storico direttore dell'Istituto Dante Alighieri, ceduto nel maggio scorso alla famiglia Pizzoli, titolare dell'Istituto paritario di Mestre Giuseppe Parini.
Carenza, 80 anni, se ne è andato in silenzio, con quella signorilità che sempre lo aveva contraddistinto. Cinquan'anni era stato al timone del Dante, fondato nel 1933 da suo padre, ex docente di diritto ed economia al Calvi, Saverio Carenza, traghettandolo in una crescita continua verso la maturità, dall'iniziale sede in via del Padovanino all'attuale, in Riviera Tito Livio.
Un’offerta didattica che si era andata via via ampliando e arricchendo negli anni, facendo del Dante uno di quegli istituti d'élite di cui il professor Alberto, laureato in giurisprudenza, tanto andava orgoglioso. Nelle sue aule si sono diplomati migliaia di rampolli della Padova bene, poi diventati imprenditori, medici, commercianti, politici.
Nella primavera scorsa, affaticato da alcuni malanni di salute, Alberto Carenza aveva lasciato quella sua creatura, dopo una vita spesa a crescerla e corroborarla. Tant'è che oggi il Dante Alighieri rappresenta uno dei fiori all'occhiello tra le scuole private padovane.
L'esistenza segnata da pesanti lutti familiari, quell'addio forzato al Dante gli aveva dato il colpo di grazia, indebolendolo ulteriormente. «Da allora si è lasciato andare - raccolta il fratello Marco, quasi una fotocopia di Alberto, anche se sei anni più giovane -, evidentemente non trovava più stimoli».
I funerali si svolgeranno domani alle 10,30 nella chiesa dei Servi, in via Roma.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Il fratello Marco ricorda così Alberto Carenza, storico direttore dell'Istituto Dante Alighieri, ceduto nel maggio scorso alla famiglia Pizzoli, titolare dell'Istituto paritario di Mestre Giuseppe Parini.
Carenza, 80 anni, se ne è andato in silenzio, con quella signorilità che sempre lo aveva contraddistinto. Cinquan'anni era stato al timone del Dante, fondato nel 1933 da suo padre, ex docente di diritto ed economia al Calvi, Saverio Carenza, traghettandolo in una crescita continua verso la maturità, dall'iniziale sede in via del Padovanino all'attuale, in Riviera Tito Livio.
Un’offerta didattica che si era andata via via ampliando e arricchendo negli anni, facendo del Dante uno di quegli istituti d'élite di cui il professor Alberto, laureato in giurisprudenza, tanto andava orgoglioso. Nelle sue aule si sono diplomati migliaia di rampolli della Padova bene, poi diventati imprenditori, medici, commercianti, politici.
Nella primavera scorsa, affaticato da alcuni malanni di salute, Alberto Carenza aveva lasciato quella sua creatura, dopo una vita spesa a crescerla e corroborarla. Tant'è che oggi il Dante Alighieri rappresenta uno dei fiori all'occhiello tra le scuole private padovane.
L'esistenza segnata da pesanti lutti familiari, quell'addio forzato al Dante gli aveva dato il colpo di grazia, indebolendolo ulteriormente. «Da allora si è lasciato andare - raccolta il fratello Marco, quasi una fotocopia di Alberto, anche se sei anni più giovane -, evidentemente non trovava più stimoli».
I funerali si svolgeranno domani alle 10,30 nella chiesa dei Servi, in via Roma.
