Migranti, il Consorzio delle coop: «Noi siamo al limite, serve coinvolgere tutti»

Giovedì 17 Agosto 2023 di Mauro Giacon
Una protesta all'ex hub di Bagnoli

PADOVA - «Gli alloggi son pieni. Finora abbiamo garantito un aiuto a tutti ma c’è bisogno di qualche struttura immediatamente a disposizione, qualcosa che faccia una sorta di valvola di sfogo». Chi parla è Fabrizio Tellini, coordinatore del Consorzio Insieme, una “macchina” che raggruppa circa 20 cooperative e che per tradizione accoglie il maggior numero di richiedenti nel nostro territorio: infatti attualmente ne ha 500.
Le cooperative sono il salvagente sociale del fenomeno dell’accoglienza. Se non ci fossero loro a gestire gli arrivi, seguire le pratiche dei permessi di soggiorno, trovare un appartamento, cominciare a spiegare come si parla italiano curare gli ammalati, i richiedenti asilo sarebbero abbandonati a se stessi e costituirebbero addirittura un problema serio.
In dieci anni di bandi prefettizi le coop hanno sempre risposto anche se magari i prezzi per sostenere un migrante al giorno diminuivano ogni volta.

NO TENDOPOLI

«Stiamo vedendo un grande impegno da parte delle istituzioni locali per tenere botta ad una emergenza che magari ai vertici dello stato non si è capito che stava arrivando. È questo ritardo nella comprensione del fenomeno che oggi ci ha portato in questa situazione. A Padova si è lavorato bene sia con il Comune che con la Prefettura e la Diocesi ed è per questo che finora abbiamo evitato fenomeni estremi come le tendopoli. Il fatto è però che gli appartamenti che abbiamo sono pieni e occorre istituire dei posti nell’immediato».
C’è un primo fronte, che è quello dell’accoglienza e ce n’è un secondo che è quello delle pratiche per far sì che le persone accolte non restino troppi mesi negli alloggi permettendo di metterli a disposizione di altri. «Si sta accelerando fra Prefettura e questura per accelerare i permessi» dice ancora Tellini e anche le Commissioni per le Protezioni stanno lavorando a ritmo serrato ma qui è questione di burocrazia «che dovrebbe essere ancora di più snellita».

HUB DELL’ACCOGLIENZA

«Noi intanto lavoriamo perché un posto va dato a tutti e l’impegno, encomiabile è comune con le altre istituzioni.

Da parte nostra però possiamo consigliare un maggiore coinvolgimento anche di altre realtà, dalla Protezione civile alla Croce rossa che potrebbero supportare questi momenti. Faccio un esempio pratico. Durante la prima emergenza ucraina fu messo in piedi come hub emergenziale il vecchio ospedale di Monselice. È stata un’ottima esperienza gestita benissimo dalla Protezione civile della Provincia a cui è seguita la seconda fase quella dell’inserimento in accoglienza nelle cooperative. Dunque sarei per un maggior coinvolgimento di queste realtà».

LA DIOCESI

Poi c’è sempre l’aiuto di Caritas e parrocchie con la Diocesi di Padova. «Anche qui la Diocesi ha dato ampia disponibilità al punto che oggi le cooperative con Caritas accolgono dai 300 a i 400 richiedenti. Si sono occupati dell’emergenza Ucraina ma non solo».

I COMUNI

C’è un aspetto non proprio favorevole in tutto questo. Ed è la mancata alleanza con i comuni. «Sono pochissimi quelli che hanno risposto e ora servono spazi, alloggi, strutture pubbliche dismesse e in ogni comune ce ne sono». Prefetto e vescovo in due momenti diversi li hanno convocati ma la risposta non è arrivata.

Ultimo aggiornamento: 07:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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