Casale di Scodosia. Malore fatale mentre guida, la moglie di Matteo Danesi: «Viveva per i figli e per la maglia dell'Hellas»

Venerdì 15 Settembre 2023 di Giovanni Brunoro
Matteo Danesi

CASALE DI SCODOSIA (PADOVA) - «Il giallo e il blu della maglia dell’Hellas erano i suoi colori. La sua famiglia, il lavoro e Verona erano tutta la sua vita». Sono le parole di Leonora Zancanella a poche ore dalla perdita del marito Matteo Danesi. Mercoledì sera avevano da poco chiuso il bar che gestivano insieme. Lei era rincasata a Casale di Scodosia e attendeva il marito, ma Matteo non ha fatto ritorno: «Ero partita poco prima di lui, poi ho visto che non arrivava e ho intuito che qualcosa di grave poteva essergli successo». Dopo attimi concitati, la notizia della morte ha fatto precipitare la donna nello sconforto: «Sono una persona forte, ma ho perso mio marito e ho un bambino da crescere. È lui che devo salvare ora». Leonora evita la retorica: «Matteo non la amava. Era una persona molto particolare, ma benvoluta da chi entrava in contatto con lui e dalla mia famiglia. Lui, posso dirlo, ha avuto una vera famiglia con me, i miei genitori e i miei zii».

Nei social ci sono ancora le fotografie delle loro nozze al municipio di Casale, celebrate poco più di un anno fa: volti felici, baci e tanti sorrisi con amici e parenti. Matteo Danesi era nato a Legnago (Vr) e sentiva fortissimo il legame con la terra natia. Fin da giovane aveva considerato Verona la sua grande passione: amava la città, le sue bellezze e soprattutto la sua tradizione calcistica. «Faceva parte della curva sud dell’Hellas prosegue Leonora –. Assieme a suo figlio maggiore andava allo stadio Bentegodi ogni volta possibile. Tra loro c’era una grande complicità. Mio marito lavorava con me al bar, non usciva di sera, non passava serate con gli amici. La sua vera grande passione era il Verona». Famiglia, lavoro, qualche attimo di svago con il pallone: questa era la vita di Matteo Danesi. E poi i colori del cuore: il giallo e il blu, che la famiglia ha voluto mettere anche nell’epigrafe, dove sotto una foto sorridente di Matteo campeggia lo stemma dell’Hellas. Se è vero che Montagnana non ha l’importanza calcistica di Verona, il barista 50enne aveva però imparato ad amare e sostenere anche la squadra locale. L’acd Montagnana è sotto shock per quanto accaduto. Simone Bergamasco, presidente della società, piange «la perdita di un vero amico. Suo figlio ha iniziato a giocare con noi, nella squadra dei “Piccoli amici”. Per rispetto abbiamo momentaneamente sospeso gli allenamenti di quel gruppo. Matteo per me era un gigante buono. Non era altissimo di statura, ma lo definisco istintivamente così. Sembrava un po’ burbero, un po’ chiuso in se stesso, ma sotto sotto era un uomo dal cuore aperto, sempre disponibile a darci una mano». Il Montagnana ha di recente vinto il campionato della sua categoria e, per festeggiare, la società aveva organizzato una festa al Leostation e spesso la squadra considerava il bar alla stazione un punto di ritrovo. «Non era aperto con tutti prosegue Bergamasco ma se riuscivi a entrare in sintonia con lui, ti donava apertura e una disponibilità a 360 gradi». La squadra è in lutto e la sua pagina Facebook ora mostra uno sfondo nero e una scritta che non necessita di ulteriori spiegazioni: «Grazie Matteo». Più sotto: «Uno di noi».

Ultimo aggiornamento: 16 Settembre, 10:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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