«Io, immigrato, sfrattato alle 5 del mattino dalla coop che mi assisteva». "Salvato" dalla Caritas

Venerdì 9 Dicembre 2022 di Isabella Scalabrin
"Salvato" dalla Caritas
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PADOVA - «Non avrei mai immaginato che un essere umano potesse essere buttato fuori di casa senza preavviso alle cinque di un mattino d’inverno, e lasciato sul marciapiedi al freddo, con i sacchetti con le sue cose posate a terra, senza sapere cosa fare e dove andare. Perché trattare così una persona in difficoltà?». 
Con queste parole un ragazzo africano ospite da alcuni anni di una cooperativa dell’accoglienza all’Arcella, racconta le modalità dello sfratto esecutivo che ha subito nei giorni scorsi, dall’immobile al numero 8 in via Boccherini. Il giovane, nato in Guinea, ha 22 anni. Sbarcato in Calabria diciassettenne, dal 2016 è a Padova dove ha vissuto preso in carico dalla cooperativa, ha conseguito il diploma di scuola media, ha preso la patente di guida e ora lavora come magazziniere in un’azienda della provincia. 

LA TESTIMONIANZA
«La coop mi aveva notificato lo sfratto dal suo appartamento da alcuni mesi, dal momento che avevo trovato lavoro ed è da luglio che cerco disperatamente una stanza in affitto, ma non riesco a trovarla – racconta - Per questo motivo avevo chiesto di poter prolungare la permanenza nella casa, invece alle cinque di mattina un gruppo di rappresentanti della cooperativa è arrivato assieme a due poliziotti a mandarmi via». Il ragazzo riferisce che in quel momento stava facendo la doccia per andare al lavoro, e gli è stato intimato di raccogliere le sue cose in fretta e furia e di lasciare immediatamente l’alloggio. «Quella mattina mi sono sentito malissimo, come buttato via, e sono arrivato in ritardo di ore al lavoro», prosegue. 

L’AIUTO
Provvidenziale a quel punto l’intervento di alcuni volontari del punto Caritas Lorenzo Da Brindisi, che il giorno stesso dello sfratto sono riusciti, tramite amicizia, a reperire una famiglia disponibile a ospitare il 22enne. «Questo giovane, giunto in Italia da minorenne, è stato beneficiario della coop per alcuni anni, e quindi è stato per loro una fonte di guadagno – commentano Francesca Vian e Silvia Corsini della Caritas - Ora lavora, ha la patente, ha preso la terza media in Italia alla scuola serale dell’Arcella, quindi lo Stato italiano non può più finanziare la coop per l’assistenza e il mantenimento. Però qui non si sta parlando di una merce, ma di un giovane di ventidue anni – puntualizzano - Non è possibile che le cooperative non studino un sistema di accompagnamento adeguato all’uscita dalla loro assistenza? E che degli addetti della stessa coop si presentino alle cinque di mattina insieme alla polizia a casa di un loro ex assistito, lavoratore e bravissimo ragazzo per metterlo direttamente in strada? Dove si inceppa il sistema per cui queste persone che sono state assistite alla fine vengono allontanate senza un accompagnamento adeguato?». 
Ora, il giovane sta continuando a cercare un affitto. «Ringrazio infinitamente la famiglia italiana che mi sta ospitando in attesa di riuscire a trovare una sistemazione – conclude - Amo l’Italia, vorrei continuare a vivere qui e ho tanti progetti per il futuro, come quello di frequentare i corsi di scuola superiore all’istituto professionale, per potermi qualificare sempre di più in vista della crescita lavorativa e personale». 

Ultimo aggiornamento: 10 Dicembre, 11:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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