I residenti del grattacielo dei B&B cinesi abusivi: «Ora abbiamo paura»

Martedì 7 Gennaio 2020 di Serena De Salvador
I residenti del grattacielo dei B&B cinesi abusivi: «Ora abbiamo paura»

PADOVA - Ad aleggiare attorno e dentro la torre Belvedere è, più ancora dello squallore del degrado, un dubbio. C’è davvero qualche miglioramento per chi vive nel grattacielo o la forzata convivenza quotidiana con una situazione difficile è ormai percepita come la normalità? Negli 84 appartamenti distribuiti lungo due scale nei 18 piani dello stabile, le presenze nettamente predominanti sono quelle dei cinesi e dei bengalesi. Resiste ancora qualche attività ai piani alti, mentre gli inquilini italiani si contano sulle dita di una mano. Un vero paradosso per la torre che domina piazzale Stazione e figura ancora tra gli edifici più alti della città. 
L’EX ISOLA DEL LUSSO
Nata come un’isola di lusso, ambitissima da privati e studi professionali che facevano a gara per accaparrarsi gli appartamenti dalla vista invidiabile, negli ultimi vent’anni è andata incontro a una decadenza sorta di pari passo con il dilagare dei fenomeni di spaccio e piccola criminalità in tutta l’area dello scalo ferroviario. Quella torre che si stagliava mostrando la sua esclusività, ha oggi l’immagine di un intrico impenetrabile. Per raggiungere i due ingressi (uno in piazzale Stazione, l’altro in via Tommaseo) è inevitabile attraversare una selva di spacciatori appostati sui marciapiedi a ogni ora. Una volta dentro trovare qualcuno che parli o anche solo capisca l’italiano è impresa ardua. Al terzo piano della scala A vive la famiglia di Paolo. Sono tutti cinesi, ma lui ha assunto un nome italiano ed è l’unico a barcamenarsi con la lingua.
LA TESTIMONIANZA
«Ultimamente le cose vanno un po’ meglio, almeno da questo lato del palazzo. Siamo quasi tutti stranieri ma circolano talmente tante persone che è raro incontrare qualcuno che si conosce» racconta nell’ingresso dell’appartamento dove vive con la madre, le zie e i nipotini. Le donne parlano esclusivamente il cinese, per farsi capire usano il traduttore dello smartphone: «Siamo sicuramente più tranquilli, il problema è entrare e uscire specialmente la sera: in strada ci sono sempre capannelli di persone ubriache che schiamazzano, a volte si picchiano, in via Tommaseo c’è un locale aperto fino all’alba e la musica si sente fin quassù. Difficilmente qualcuno ti infastidisce senza motivo, però è meglio stare chiusi in casa se non si vogliono problemi».
OCCHI BASSI
Della stessa idea è un connazionale dell’undicesimo piano: «Qui è pieno di cinesi, anche quelli che non potrebbero starci. Però se chiedi tutti ti dicono che sono qui a far visita ad amici» spiega non senza difficoltà, traduttore alla mano, confermando le versioni rifilate da almeno una quindicina di orientali che transitano per le scale. Nessuno pare vivere davvero al Belvedere. Occhi bassi, poche parole, spesso perché davvero ignorano completamente la lingua del Paese in cui sono finiti a vivere. É un’enclave asiatica, un alveare con centinaia di persone totalmente estranee a quel che succede al di fuori del rivestimento verde-azzurro della facciata.
I MIGLIORAMENTI
«Qualche miglioramento c’è stato, la situazione è in generale più tranquilla» commenta una delle pochissime residenti italiane «Ora gli ascensori si possono prendere solo con la chiave magnetica che viene consegnata ai residenti. Certo non basta e il degrado presente in strada è ben lungi dall’essere debellato». «Affittacamere abusivi e bische clandestine? Non escludo ci siano ancora, ma molto meno rispetto al passato. O sono diventati più bravi a non farsi scoprire, o si sono spostati altrove» le fa eco una donna dal secondo piano della scala B. A inizio anno ha riaperto i battenti il bed & breakfast del quindicesimo piano, chiuso nel febbraio di due anni fa per una sospetta attività illecita da cui i proprietari sono però stati assolti. «Ci hanno tolto tutto, non abbiamo più nemmeno il computer che è ancora sotto sequestro. Abbiamo riaperto, ma è durissima trovare clienti in questo modo. Ci siamo rovinati per il solo fatto di aver prestato aiuto a delle persone bisognose» spiega la titolare.
L’ULTIMO BLITZ
L’ultimo appartamento riadattato ad albergo abusivo è stato scoperto sabato mattina all’ottavo piano, dove un uomo cinese aveva eretto muri in cartongesso ricavando nove stanze e sedici posti letto in cui stipava 17 connazionali, nove dei quali sono risultati irregolari.

Un’altra attività illecita che pare aver preso piede nel grattacielo, anch’essa gestita da orientali, è quella delle bische clandestine. La polizia locale ne ha scoperta una a inizio dicembre, nell’appartamento di una donna dove veniva prodotta e conservata anche della droga sintetica e dove si riunivano a giocare d’azzardo decine di persone, anche alla presenza di bambini. Prima ancora era accaduto a marzo, quando una scena analoga si era presentata davanti agli occhi degli agenti impegnati in un blitz. Variegate sfaccettature del copione del degrado, in cui però sembra essersi affievolita per lo meno la parte un tempo giocata dal fiorente traffico delle prostitute. Anche quello era per lo più in mano ai cinesi, che facevano vendere ragazze giovanissime trascinate in Italia con la promessa di un lavoro onesto. L’ultimo blitz in tal senso risale al febbraio 2018 quando una casa del sesso fu scoperta al quattordicesimo piano. «Prostitute? Un tempo ne giravano molte sì. Ora credo che questo palazzo faccia paura perfino ai loro clienti» commenta con triste ironia Paolo.

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