L'addio di Buffon, il ricordo del suo primo allenatore Nevio Scala: «Gigi? A 17 anni già il migliore»

Scala fu il primo a far giocare nel Parma il più grande portiere italiano nel 1995

Giovedì 3 Agosto 2023 di Gabriele Pipia
Nevio Scala e Gigi Buffon

PADOVA - Mister, da dove cominciamo?
«Da quel novembre del 1995.

Dalla settimana più difficile di tutta la mia carriera da allenatore».

Nevio Scala, padovano di Lozzo Atestino, risponde al telefono alle tre e mezza del pomeriggio proprio negli stessi minuti in cui Gigi Buffon ufficializza sui social quello che tutti sapevano già da martedì sera. Uno dei portieri più grandi della storia del calcio a 45 anni dice stop. Ad aprirgli la porta in quel fenomenale novembre 1995 fu l'allenatore di un Parma da favola capace di vincere coppa Italia, coppa delle coppe, coppa Uefa e supercoppa europea. Oggi ha 75 anni e passa le sue giornate nell'azienda agricola sui Colli Euganei. Coltivava campioni, ora coltiva soprattutto vigneti.

Perché fu la settimana più difficile della sua carriera?
«Perché si era infortunato Luca Bucci, il nostro portiere titolare a cui ero molto legato. Quella domenica a Parma sarebbe arrivato il Milan, una squadra zeppa di campioni. Venne ad allenarsi con noi anche quel ragazzino di 17 anni. Era il nostro terzo portiere».

Gigi Buffon, il futuro portiere più forte del mondo...
«Fece alcune esercitazioni con noi e fece delle cose clamorose. Nessuno riusciva a segnargli. Partitelle, tiri in porta, punizioni, rigori: niente. Un mostro. Andai dal preparatore dei portieri Vincenzo Di Palma e gli chiesi: "Stai vedendo quello che sto vedendo io". Me lo confermò: avevamo davanti un fenomeno».

Decise subito di lanciarlo?
«Ero titubante perché Gigi era davvero giovanissimo, temevo che in una partita vera contro tutti quei campioni si emozionasse. Ma la tentazione c'era e allora la sera prima della partita andai in albergo a parlargli. "Gigi, e se domani ti faccio giocare?". Lui rispose di getto: "Mister, che problemi ci sono?". Capii subito di aver davanti un uomo consapevole delle proprie forze. Andò alla grande».

La partita entrò nella storia. Diciannove novembre 1995, Parma-Milan 0-0. Miracoli a ripetizione su Baggio e Weah...
«Capimmo subito di essere davanti ad un potenziale campione, ma nelle partite successive Luca Bucci rientrò e si riprese il posto da titolare. Gigi tornò a sedersi e ad aspettare il suo turno. La stagione successiva io andai via e lui diventò titolare inamovibile. Il resto della storia la conoscete, io sono diventato anziano e lui è diventato grande».

Il più grande di tutti?
«Non amo le classifiche ma per Gigi faccio un'eccezione. Sì, senza nulla togliere a tanti altri grandissimi portieri che abbiamo avuto nella storia io credo che lui sia stato davvero il numero uno».

Che sensazione prova nell'essere ricordato come l'allenatore che lo lanciò?
«Oggi il mio telefono sta squillando di continuo ma il merito è stato suo, mica mio. Nella mia vita però ho tanti momenti di cui vado orgoglioso e quello rientra sicuramente nella lista. Non ho mai voluto sbandierarlo ai quattro venti come molti altri avrebbero fatto».

Vi siete più rivisti?
«Le carriere ci avevano portato ad allontanarci ma posso raccontarle un bellissimo momento dello scorso maggio. Sono tornato a Parma per festeggiare l'anniversario della vittoria della coppa delle coppe e mentre ero nel tunnel degli spogliatoi ho incrociato Gigi che aveva appena terminato di fare riscaldamento prima di giocare. Mi ha dato un abbraccio fortissimo lasciandomi tutto il suo sudore sulla mia camicia bianca...».

Altri aneddoti?
«Quello stesso giorno dopo aver fatto il giro di campo sono salito in tribuna e ho trovato la sua compagna Ilaria D'Amico. Abbiamo chiacchierato un po' e mi ha raccontato che Gigi parlando del passato racconta spesso di me. Mi ha fatto un piacere enorme».

E il presente, invece? Continua a seguire il calcio?
«In questo momento sono in bicicletta nella mia azienda agricola e sto andando a controllare l'uva che sta maturando. La mia passione più grande». 

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