"Zombie", la droga sintetica spacciata in carcere: a venderla un rapinatore e un omicida

Giovedì 28 Ottobre 2021 di Marco Aldighieri
DUE PALAZZI - Spaccio di droga sintetica all'interno della casa di reclusione

PADOVA - Due detenuti, attraverso flaconi di profumo, sono riusciti a portare all’interno della casa di reclusione Due Palazzi il cannabinoide sintetico “pica” meglio conosciuto con il nome di “zombie” dovuto ai suoi terribili effetti collaterali. In rete, la stessa sostanza, viene invece indicata con la parola inglese “spice”. Tra i reclusi dei penitenziari anglosassoni il suo consumo è già molto diffuso, ma in Italia ancora non si era vista. Fino a quando, il 14 ottobre dell’anno scorso, gli uomini del Nucleo investigativo di polizia penitenziaria, non ne hanno sequestrati circa due etti.
E così sono scattate le indagini coordinate dal pubblico ministero Benedetto Roberti, e l’altro giorno il Gip Domenica Gambardella ha ordinato la custodia cautelare in carcere per due detenuti accusati di spaccio. Sono il romeno Razvan Ionut Popa, 36 anni e recluso per una violenta rapina a mano armata commessa ai danni di una coppia di anziani il 14 aprile 2017 a Campolongo Maggiore in provincia di Venezia.

E per il complice italiano Michele Carannante di 28 anni dietro alle sbarre per avere ucciso nel gennaio del 2013 a Monfalcone, colpendolo alla testa con due vasi di fiori, il portuale Riccardo Degrassi di 38 anni. Carranante in carcere lavorava per la “Work Crossing” come centralinista, legata a filo diretto con la cooperativa “Giotto” il cui legale rappresentante è Nicola Boscoletto. 
I FATTI
Secondo l’accusa Popa il 14 ottobre dell’anno scorso si è fatto spedire al Due Palazzi un pacco dalla Romania. All’interno c’erano due flaconi di plastica con l’etichetta “Tesori d’oriente, acqua profumata aromatica body mist tea verde e verbena green tea”. In realtà, ancora per l’accusa, le due boccette non contenevano profumo ma almeno due etti di un liquido colore giallo paglierino riconducile alla droga sintetica “zombie”. Popa e Carannante la avrebbero spacciata a diversi detenuti in cambio di soldi o stecche di sigarette. La sostanza stupefacente veniva spruzzata su fogli di carta formato A4, poi lasciati a essiccare. Una volta asciutti i due carcerati avrebbero preparato decine di striscioline di carta, poi fumate insieme al tabacco da chi voleva sballarsi. 
E gli effetti collaterali, come ha evidenziato l’istituito di Medicina Legale e Tossicologia, possono essere devastanti. Qualche mese più tardi, ancora per l’accusa, sarebbe stato Carannante a farsi arrivare la droga in carcere direttamente da Madrid. Questa volta solo i fogli di carta già imbevuti della terribile sostanza. Un paio di detenuti stranieri clienti dei due spacciatori, e già invischiati nei traffici di droga all’interno del penitenziario, agli inquirenti hanno raccontato di essere stati malissimo dopo avere fumato lo “zombie”. 
L’ALTRA INDAGINE
Popa, dopo il secondo sequestro della sostanza sintetica, è stato trasferito al carcere di Trento e qui sembra avere messo in piedi lo stesso tipo di spaccio. Gli sono stati sequestrati all’interno della cella altri flaconi con la scritta “Tesori d’oriente”, e il contenuto è stato spedito in laboratorio per essere analizzato. 
Non più tardi di un mese fa, due carcerati sono finiti al pronto soccorso dell’ospedale di Trento e uno è poi deceduto.

Il sospetto è che possano avere assunto lo “zombie”. Tra gli effetti collaterali ci sono la mancanza di coordinamento motorio, disturbi cardiaci e gastrointestinali, ansia, danni ai reni e il desiderio di morire. 

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