PADOVA - Arriva ai massimi livelli il caso del pianista filo-Putin Alexander Romanovsky, ucraino di nascita, ma oggi con cittadinanza italiana, invitato dagli Amici della Musica a suonare martedì 19 dicembre al Pollini. L’ambasciatore ucraino a Roma, Yaroslav Melnyk, ha scritto al sindaco Giordani, al presidente dell’Associazione, Mario Carraro e a quello del Conservatorio, Flavio Zanonato, chiedendo di annullare il concerto “una scelta insultante e offensiva nei confronti del popolo ucraino”. “La cultura, nonostante la sua natura di umanesimo, moralità, raffinatezza, etica, estetica, non può rimanere fuori dalla politica, soprattutto in tempo di guerra” scrive l’ambasciatore. “Se la cultura fosse al di fuori della politica, come alcuni ancora credono, le figure culturali non avrebbero subìto la repressione come, ad esempio, è accaduto in passato a molti artisti ucraini”. E continua citando il fatto che finora sono morti oltre 70 musicisti, scrittori e attori. “Ora la cultura è anche uno strumento chiave nella guerra ibrida russa - riprende - I rappresentanti del settore dell’attività culturale russa non si stancano di sottolineare che gli eventi culturali russi all’estero sono una “operazione speciale” sul fronte culturale e una “offensiva culturale”.
Questo passaggio si deve al fatto che l’Ucraina denuncia il fatto che tre mesi dopo il bombardamento del teatro di Mariupol (marzo 2022) dove si erano rifugiate 600 persone, Romanovsky abbia suonato Mozart in un filmato di propaganda russo insieme al violinista Peter Lundstrem, conosciuto sostenitore dell’invasione russa.