Carceri sovraffollate anche in Veneto, calano le aggressioni, ma restano le tensioni: «Serve più lavoro per i detenuti»

Domenica 17 Dicembre 2023 di Angela Pederiva
Il sottosegretario Andrea Ostellari

PADOVA - Giusto da un anno il padovano Andrea Ostellari è sottosegretario alla Giustizia con delega all'Amministrazione penitenziaria.

Una realtà complessa anche in Veneto, che secondo i dati aggiornati a questa settimana, accoglie 2.582 dei 60.221 detenuti attualmente presenti in Italia, per la maggior parte uomini (2.466 a fronte di 116 donne) e per poco più della metà stranieri (1.325 a cospetto di 1.257 italiani), nel complesso 95 in più di dodici mesi fa e 635 in più della capienza regolamentare. «Nelle carceri voglio riportare di moda le regole e il rispetto verso gli altri», dice l'esponente della Lega.

È cambiato qualcosa con la circolare sul trasferimento fuori regione dei reclusi violenti?
«Fino a ottobre il sistema prevedeva una serie di sanzioni disciplinari, adottate dal direttore dell'istituto a seguito delle relazioni scritte dalla polizia penitenziaria e dall'équipe trattamentale. A queste poteva aggiungersi il trasferimento dei detenuti, quasi sempre all'interno della medesima regione. Così spesso andava a finire che le aggressioni venivano perpetrate al solo scopo di essere spostati nel penitenziario ritenuto più comodo, sottraendosi volutamente allo scopo rieducativo della pena. Chi compie questi atti va responsabilizzato e messo nelle condizioni di non nuocere: a livello nazionale nell'intero 2022 i trasferimenti fuori regione erano stati solo 28. Ora, nei due mesi di applicazione della nuova circolare, ne abbiamo già allontanati 26».

Ma le aggressioni sono calate?
«L'effetto deterrente è dimostrato anche dai risultati dell'altra circolare che abbiamo voluto applicare, quella sulla permanenza in cella dei detenuti, quando non siano impegnati in attività trattamentali: ora non stazionano più nei grandi corridoi, chiamati "sezioni", in cui si ritrovavano anche in 50, dove avvenivano bivacchi e sopraffazioni. Questo ha riportato regole e maggiore armonia, oltre alla valorizzazione del percorso riabilitativo. Contiamo di raggiungere il 100% dell'applicazione a livello nazionale per fine gennaio, ma in questi tre mesi abbiamo già registrato una diminuzione del 30% delle violenze ai danni di detenuti e agenti».

Il sovraffollamento resta però molto elevato. In Italia i detenuti effettivi sono 8.950 in più di quelli teoricamente ospitabili. E in Veneto i tassi di presenza, secondo l'ultima relazione del Garante, arrivano al 156% di Treviso e al 157% di Verona.
«I numeri sono in aumento. Questo significa che il sistema-giustizia funziona: i reati vengono perseguiti. Il sovraffollamento è un problema, ma la soluzione non sta nei provvedimenti svuota-carceri che chiede la sinistra, perché rimettere in libertà persone che non si sono affrancate significa tornare ad alimentare la criminalità. Per risolverlo, stiamo investendo su due fronti. Il primo è la ristrutturazione degli edifici parzialmente chiusi, con progetti di ampliamento e ammodernamento per 166 milioni, sbloccati dal ministero delle Infrastrutture. Il secondo è fare vera rieducazione, attraverso attività di formazione e lavoro in carcere. Il 98% di chi studia o lavora, non commette più reati. Invece il 70% di chi non partecipa alle attività, aggredisce dentro e delinque fuori. Ciò dimostra che più rieducazione oggi significa meno crimini domani».

Iniziative concrete al riguardo?
«Stiamo lavorando con il Cnel, ma stiamo anche parlando con Confindustria Veneto Est, per coinvolgere le associazioni di categoria, dal terzo settore alle aziende private, che a loro volta avrebbero il vantaggio di qualificare il loro bilancio sociale. In Italia lavorano solo 19.000 detenuti, di cui 16.000 alle dipendenze del Dap, quindi dello Stato, e 3.000 per soggetti privati. Vogliamo incrementare quest'ultima categoria, perché nel confronto con le regole del mercato la rieducazione e l'avviamento professionale sono più efficaci. I modelli a cui ispirarsi sono molti, penso al Due Palazzi di Padova, con la Pasticceria e la Cooperativa Giotto e alla Dozza di Bologna, con la sua officina dentro l'istituto di pena».

Fra i tanti problemi, spicca il caso di Montorio Veronese: tre suicidi in un mese, cinque dei sei ufficialmente conteggiati in Veneto negli ultimi due anni. Cosa risponde all'appello dei reclusi e delle associazioni?
«In passato la politica ha sottovalutato questi numeri, noi non vogliamo farlo. Presto, già dopo le feste, tornerò in quella casa circondariale perché c'è la necessità di coordinare un progetto complessivo, che prenda spunto da esempi come quello di Padova. Ben venga il tavolo convocato dal Comune, ma serve una cabina di regia, diretta dall'Amministrazione penitenziaria, che metta insieme tutti. Un carcere che soffre è un carcere che fa soffrire, sia chi è detenuto, sia chi ci lavora».

"Sbarre di zucchero" ha chiesto di ripristinare la telefonata quotidiana dei detenuti. Pensa che sarà possibile?
«Quello strumento era stato introdotto con il Covid, dopodiché l'emergenza sanitaria è stata superata ed è tornata in vigore la vecchia disciplina, con una chiamata alla settimana in regime ordinario. Ora dobbiamo trovare il veicolo normativo adeguato a modificare il decreto del presidente della Repubblica, ma intendiamo consentire ai direttori di concedere un numero maggiore di telefonate rispetto a quattro al mese, ovviamente sulla base delle valutazioni sulle singole persone».

Un'ultima domanda sugli istituti penali per minorenni. Il 2023 è stato l'anno della riapertura di Treviso dopo l'incendio, il 2024 sarà quello dell'inaugurazione di Rovigo?
«Sì: a Rovigo ci saranno 50 posti e attività trattamentali all'avanguardia. Questo ci permetterà di ridurre la pressione su Treviso (dove attualmente il tasso di affollamento è al 150%, ndr.). Ma la nostra intenzione è anche di attivare delle comunità educative: l'aumento spaventoso dei reati commessi da baby gang ci dicono che i ragazzi hanno bisogno di spazi, più che di celle, come pure di regole chiare e di strumenti nuovi per farle applicare. Molti di questi sono stati inseriti dalla Lega nel ddl Caivano».
 

Ultimo aggiornamento: 10:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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