Padova. Facchini sfruttati al Maap, arrestato anche l'ultimo caporale

Il romeno Dragos Agostinoaie aveva evitato la Finanza perché si trovava in Romania

Sabato 25 Novembre 2023 di Marco Aldighieri
Maap

PADOVA - Il secondo caporale è finito nella rete tesa dai militari della Guardia di Finanza. Anche lui infatti figura indagato nell'operazione che ha portato alla luce lo sfruttamento di 21 facchini bengalesi da parte di alcune cooperative attive all'interno del Maap. Il romeno di 49 anni Dragos Agostinoaie nella mattinata di mercoledì, era riuscito ad evitare l'arresto solo perchè si trovava in patria.

Intanto, ieri mattina, sono sfilati davanti al Gip Claudio Marassi per l'interrogatorio di garanzia il secondo caporale, Islam Saiful di 39 anni, e Alberto Raimondi 54 anni legale rappresentante della Coop Silver di Noventa Padovana.

La cattura dell'ultimo caporale

Le Fiamme gialle, all'alba di mercoledì, sono entrate nella abitazione di Dragos in via Oltre Brenta a Noventa Padovana per arrestarlo e tradurlo in carcere, ma non lo hanno trovato. In casa era presente solo la moglie. Il 49enne, il giorno prima, era salito a bordo di un pullman della Atlassib per raggiungere la Romania. Qui ha venduto alcuni terreni di sua proprietà. Terminato l'affare e incassato il denaro, è risalito sulla corriera per fare rientro in Italia. La moglie lo aveva avvisato della perquisizione della Guardia di Finanza, ma Dragos non è scappato. E ieri mattina, prima di consegnarsi agli inquirenti, è stato a Mestre nello studio legale Scibilia. Dopo avere conferito con il suo avvocato è tornato a Noventa, dove si è preparato la valigia ed è stato preso in consegna dalla Finanza per essere portato al Due Palazzi. Probabilmente nella giornata di lunedì anche lui sarà sentito dal Gip per l'interrogatorio di garanzia.

L'interrogatorio

Ieri mattina, durante l'interrogatorio di garanzia, Islam Saiful difeso dall'avvocato Cesare Vanzetti si è avvalso della facoltà di non rispondere. Si è invece difeso, punto su punto, Alberto Raimondi affiancato dai legali Massimo Munari e Giovanni Gentilini. La sua testimonianza ha convinto il giudice a cambiare la misura restrittiva: non più l'obbligo di dimora e della impossibilità di uscire di casa dalle 19 alle sette del mattino, ma solo l'obbligo di firma due volte alla settimana dai carabinieri. «Non ho mai preso un euro dai lavoratori che hanno operato per conto della mia società» ha dichiarato il rappresentante legale della Coop Silver. Il suo morale è sotto i tacchi: «Mi sento svuotato e tradito, in tanti anni di onesto lavoro non mi era mai capitata una situazione del genere. Mi sono sentito limitato della mia libertà personale senza di fatto aver commesso alcun illecito». Al mercato ortofrutticolo Raimondi con la sua cooperativa si occupa della cernita e della selezione della frutta e della verdura per conto della azienda Due Erre. «Mi sento la vittima di questa vicenda - ha raccontato a cuore aperto - nel marzo scorso un operaio mi ha messo una pulce nell'orecchio riferendomi che tra i lavoratori si vociferava di soldi da pagare per poter lavorare. Sono cascato dalle nuvole, ma ho subito voluto fare chiarezza. Ho radunato tutti gli operai e ho detto loro di darmi le prove di questi "pizzi" da pagare che sarei andato in Procura a denunciare. Ebbene, nessuno di loro ha proferito parola. Di fatto non avevo alcuna prova e non ho potuto far niente». E ancora: «Non nascondo di avere la morte nel cuore perchè non pensavo esistesse così tanta cattiveria. Mi hanno accusato di aver fatto lavorare persone fuori dall'orario prestabilito, ma posso garantire di non aver mai saputo questa cosa». Per il futuro ha le idee chiare: «Spero di poter sedimentare al più presto questa triste vicenda. Non si macchiano anni di lavoro. Mi reputo una persona onesta e quando mi guardo allo specchio sono orgoglioso del mio operato. Ho sempre aiutato tutti, non mi sono mai approfittato di un mio operaio. Spero che questo incubo finisca il più in fretta possibile». 

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