Federico Viola, il titolare: «L'esplosione e i due morti: li abbiamo visti in fin di vita, ma non c'era nulla da fare»

Giovedì 17 Novembre 2022 di Giovanni Brunoro
L'imprenditore Federico Viola
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ESTE (PADOVA) - «Devi tornare indietro, in azienda c'è stata un'esplosione». Ore 15.40 di un pomeriggio quello di martedì fino a quel momento normale. Una telefonata destinata a stravolgere il presente di Federico Viola, imprenditore di Este (Padova) che da 32 anni lavora in Polonia e si occupa di coltivazioni di mais per conto di una società chiamata Agrocom.
Stava andando verso Varsavia per tornare in Italia e abbracciare familiari e amici dopo un lungo periodo di lavoro nella sua seconda patria.

All'altro capo del telefono c'era il suo direttore: all'essicatoio del mais era scoppiato tutto e c'era un cratere di 5 metri. La quiete della tranquillissima Przewodów, a 5 chilometri in linea d'aria dal confine ucraino, era stata irrimediabilmente scossa.

LO CHOC
Spiega Viola, frastornato: «Il direttore mi ha raccontato di aver sentito un grande frastuono e un fischio, come quello di un razzo che ti passa sopra la testa. Era proprio quel proiettile, che ha terminato la sua corsa nella pesa dove mettiamo il mais prima di stoccarlo». È adesso il periodo del raccolto del granturco in Polonia, una scadenza posticipata rispetto all'Italia perché più a Nord.
Mentre Viola tornava verso Przewodów le emozioni si accavallavano nella sua testa: com'era possibile che un'esplosione avesse colpito proprio la sua azienda? «Il direttore era sconvolto prosegue l'imprenditore Era andato in sopralluogo e aveva visto due nostri collaboratori, i due Bogdan, in fin di vita. Per lui erano già morti, ma la paura gli ha impedito di avvicinarsi e capire meglio». I due Bogdan, li conoscevano tutti così. Rispettivamente 58 e 60 anni e due figli ciascuno, uomini che Federico conosceva da 22 anni, «da quando abbiamo iniziato questa avventura in Polonia». Uno era magazziniere e l'altro trattorista e conoscevano quell'azienda come le loro tasche.
Nel frattempo, era arrivata la polizia a delimitare l'area e iniziare le indagini, mentre la notizia si espandeva a macchia d'olio. Si sapeva che i russi avevano inondato di razzi, oltre 100, le città ucraine, ma non si poteva, non si voleva credere che frammenti di quell'orrore fossero arrivati a seminare distruzione anche in Polonia.

LA DEVASTAZIONE
Viola è riuscito a entrare in azienda solo alle 6 di ieri, trovandosi di fronte uno scenario apocalittico: una voragine enorme aveva preso il posto della casetta in muratura destinata alla pesa. Non c'era più nulla e i vetri delle finestre nel raggio di 200 metri erano saltati. Del razzo non c'era traccia, fatta eccezione per alcuni frammenti che ne hanno permesso l'identificazione con un modello di fabbricazione sovietica.
«Le telefonate si rincorrevano prosegue Viola Non mi capacitavo di come la vicenda avesse avuto un risvolto mediatico così ampio». Nella serata di martedì si parlava addirittura di attivazione dell'articolo 5 del trattato Nato, che impone la difesa collettiva in caso di attacco al territorio di un Paese membro. «Sono qui, prendo atto della situazione e cerco di essere accanto ai nostri dipendenti, confortandoli». Di rabbia e vendetta non si vuole sentire parlare: «Conosco il popolo polacco da 32 anni e, per quel che ho capito e sto imparando di loro, posso affermare che sono persone lontane dal rancore».
Se però quel boato ha turbato le vite di tutto il mondo, ancor più ha scosso chi lo ha vissuto in prima persona. «Le persone di qui non sono abituate al clamore ed è normale che la comunità si senta disorientata spiega l'atestino Al primo posto bisognerebbe mettere le vite umane. È necessario che Russia e Ucraina si siedano a un tavolo e discutano. Non è più possibile alimentare questo orrore continuo, mentre la povera gente muore». Muore in Ucraina e, dall'altro ieri, anche in Polonia. I funerali dei due dipendenti si terranno domenica alla chiesa del paese. Federico parteciperà «cercando, nel silenzio, di far sentire la mia presenza».

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Ultimo aggiornamento: 18 Novembre, 10:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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