I 70 anni dell'associazione Intercultura, i ragazzi: "Così studiare all'estero ci ha permesso di crescere"

sabato 12 aprile 2025 di Iris Rocca
I ragazzi e le ragazze di Intercultura

PADOVA Ragazzi più intraprendenti, aperti verso il mondo, pronti ad accogliere e gestire i cambiamenti.

Sono solo alcune delle caratteristiche che la ricerca Ipsos su 958 ex partecipanti ai programmi all'estero organizzati da Intercultura ha presentato per i 70 anni dell'associazione. Così, pur avendo studiato tre generazioni differenti, dai 20 ai 64 anni circa, partite tra il 1977 e il 2021 per un anno di studio all'estero, si è riscontrata un'uguale visione del mondo basata sui valori della pace, l'inclusione e il dialogo. A Padova l'associazione esiste da 60 anni, anniversario celebrato alla Fornace Carotta. Per il 68% di questi ex studenti, essere partito per il viaggio studio nel terzo o quarto anno di scuola superiore, ha consentito di sviluppare un'autonomia di pensiero utile poi nella vita e nel contesto professionale, oltre che competenze linguistiche superiori alla media spendibili nel lavoro e una maggiore attenzione verso le diversità, l'equità e l'inclusività.

LE BORSE DI STUDIO

I dati sono stati presentati nella premiazione con borse di studio a 29 studenti vincitori del concorso Intercultura 2025-26, che vivranno un periodo di studio in diversi paesi del mondo, iscritti nelle scuole superiori della provincia di Padova. I programmi saranno dalle quattro settimane, ai tre, sei e dieci mesi per frequentare la scuola in un altro continente ospitati da una famiglia del posto. A premiare gli studenti sono stati l'assessore di Padova, Cristina Piva, la rappresentante del Progetto Giovani, Lucia Prudentino, l'assessore di Conselve Stefania Mastellaro, l'assessore di Monselice Andrea Parolo, e la vicesindaca di Camposampiero, Lorenza Maria Baggio, con i volontari di Intercultura di Padova e Piove. La giornata ha coinvolto volontari di lunga data, ex partecipanti, famiglie ospitanti e persone vicine all'associazione, come Roberta Sommaggio, che nel programma in Svezia del 1998/99 ha imparato «l'importanza dei fallimenti e sviluppato la forza di reagire» che l'hanno resa ricercatrice in ambito medico, ora impegnata allo Iov. Michela Mariani che, dopo gli Usa nel 1997/98, è ora responsabile Legal & Corporate Affairs in Cherry Bank e membro del Board of Trustee di Afs International perché «le soft skills hanno maggior valore di quelle hard: la lettura dei contesti, l'ascolto e dinamismo ti permettono di affrontare e reagire agli imprevisti e ai cambiamenti». Rachele Reschiglian, borsista in Danimarca nel 2014/15, ha continuato a lavorare nella comunicazione interculturale e nell'inclusività, mentre Gianni Camin, che studiò un anno negli Usa nel 1962/63 e fondò il Centro Locale di Padova, ha ricordato quando «si raggiungeva la destinazione dopo un lungo viaggio in nave e si raccontavano le differenze per lettera», diversamente da Marco Scapolo, all'ultimo anno dell'Iis Severi di Padova, rientrato da poco da 6 mesi in Thailandia. Non sono state da meno le testimonianze dell'accoglienza italiana, come ha raccontato Marco Longo che con la famiglia ha ospitato più studenti di tutti, o la volontaria Cecilia Giron, ma anche Levke e Max dalla Germania, Angie dal Costa Rica, Regina dal Messico, Lily dalla Francia e Yanko dal Cile: studenti internazionali accolti quest'anno e che stanno vivendo «Padova come una seconda casa, di crescita e cambiamento». A far loro eco è stato il volontario Lorenzo Barbadoro: «È un collegamento che invita all'incontro. Noi tutti siamo e creiamo un ponte».

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