La locanda stellata falciata dal coronavirus nel paese di Papa Luciani

Mercoledì 23 Dicembre 2020 di Olivia Bonetti
Ristorante Alle Codole

LA STORIA - «Ho vissuto la guerra - raccontava nei giorni della tempesta Vaia, Olga Lorenzi, per anni in cucina al ristorante Alle Codole - questo non mi può spaventare». Superò il duro momento in cui aveva visto andare sott'acqua tutti i suoi sacrifici, ma ora, a 84 anni, la vita, l'ha messa di fronte a una nuova sfida: il Covid 19. E se a fine ottobre del 2018 per rimettersi in piedi e riaprire il ristorante è bastato rimboccarsi le maniche con l'aiuto dei figli Oscar e Diego Tibolla, che gestiscono da anni il locale, questa volta dovrà fare tutto da sola. Ma Olga, la chef raccontata nel libro di cucina Cuoche di Gino Bortoletto e Fabio Carraro; la donna che ha creato l'eccellenza oggi citata dalla guida Michelin, sa come riprendersi dagli schiaffi della vita: era ancora bambina quando perse il padre, Bonfiglio Lorenzi, ucciso dai nazisti durante le operazioni di rappresaglia in valle del Biois. Si risollevò. E così farà anche ora, dopo aver preso il Covid. Ne sono certi nel paese di papa Luciani, dove tutti in queste ore fanno il tifo per lei. E anche per altri due componenti della sua famiglia, contagiati dal virus, ma per fortuna asintomatici. È rimasto negativo, invece, il figlio Diego e il papà di 89 anni, marito di Olga. Il figlio Oscar invece è in attesa del responso del tampone (ma già un primo test rapido era risultato negativo).
IL MALORE

Era martedì scorso, il 15 dicembre, quando Oscar Tibolla, il figlio d'arte, chef del rinomato locale, era salito in camera intorno ore di pranzo per dare un saluto alla madre. L'ha trovata a terra ormai priva di sensi. «Mio fratello - racconta Diego, titolare del ristorante - ha subito iniziato a praticarle la respirazione bocca a bocca e ha lanciato l'allarme. Sono stati attimi concitati e di paura. Tra l'altro avevamo clienti al bar: abbiamo dovuto chiedere a tutti di andarsene e chiuso il locale. Pensavamo avesse avuto un infarto». Sul posto, vista la gravità, è arrivato l'elicottero di Pieve di Cadore e, come prevede la procedura, è stato fatto un tampone rapido alla donna. È risultato positivo. A quel punto era impossibile trasportarla con l'eliambulanza, che non è attrezzata per il biocontenimento: sarebbe stata a rischio la stessa salute degli operatori. «È stata portata con un'ambulanza all'ospedale San Martino di Belluno - prosegue il figlio Diego - dove è stata subito messa sotto ossigeno. Con gli esami effettuati sono stati esclusi problemi cardiaci e anche l'ipotesi di un ictus. Il giorno dopo, mercoledì, l'hanno mandata a casa».
LA PAURA

I medici hanno consigliato un elettrocardiogramma, Tachipirina in caso di febbre, idratazione e un tampone di controllo. «Purtroppo le condizioni non sono buone - prosegue il figlio Diego - tramite un medico amico di famiglia abbiamo ottenuto la prescrizione per l'ossigeno: in 3 giorni ha consumato 3 bombole. La fame d'aria è il sintomo più brutto, oltre a tosse catarrosa e febbre. La saturazione è sempre su 84-85 e questo ci fa stare tanto in apprensione. Il problema è che ci sentiamo soli: lei è isolata in una camera di albergo, come gli altri due componenti della famiglia e mio fratello li aiuta e porta da mangiare». 
Una situazione difficile per l'albergo ristorante, Alle Codole, che si trova proprio accanto alla casa natìa di papa Luciani. Un locale che da anni è punto di riferimento per gli appassionati gourmet, che non potrebbero mai stare senza quel ristorante del cuore, fondato nel 1973. «Ne veniamo fuori anche stavolta», rassicura il titolare Diego. Il ristorante Le Codole è uno dei numerosi locali chiusi per Covid in questo periodo in valle del Biois, tra Caviola, Falcade e Canale dove l'epidemia sta battendo forte.
Olivia Bonetti
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Ultimo aggiornamento: 11:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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