Barista di Quero Vas si arrende: «Non trovo personale, devo chiudere i pomeriggi»

Mercoledì 4 Maggio 2022 di Davide Piol
Il cartello comparso al bar Bollicine di Quero Vas: la barista non trova personale
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QUERO VAS - Prima il covid, le chiusure, le restrizioni. Poi i rincari di luce e gas. Ora anche la mancanza di personale. Non c’è pace per i titolari dei bar, costretti ad affrontare una difficoltà dietro l’altra. Alcuni decidono di chiudere, altri sono costretti a limitare le fasce orarie perché altrimenti sarebbero scoperti. È il caso del Bollicine snak bar, sulla strada provinciale 1 bis a Quero-Vas, che qualche giorno fa ha esposto il seguente cartello: «Lunedì, martedì, mercoledì chiuso dalle ore 15 per mancanza di personale. Ci scusiamo con la clientela». La verità è che anche i pochi che si presentano ai colloqui di lavoro scappano quando viene detto loro di lavorare nei fine settimana.

LA RICERCA Sara Mazzalovo gestisce il bar Bollicine da oltre 20 anni. Spiega che il locale avrebbe bisogno di almeno due persone ma non si trovano: «Le sto cercando dalla riapertura dello scorso lockdown, quasi un anno fa, e non riesco a trovarle – racconta - Quando viene proposto di lavorare il sabato e la domenica, se ne vanno. Non si può essere in 10 a fare la mattina e almeno una deve essere del mestiere. Magari arrivano ragazze giovani con pretese di orari facilitati pur non avendo esperienza». Un incontro difficile tra esigenze del lavoratore e offerta del titolare. In fondo, è la polemica nata qualche settimana fa dallo chef Alessandro Borghese: «Oggi i ragazzi preferiscono tenersi stretto il week-end con gli amici».

IL “SACRIFICIO” Nel bar di Quero-Vas, tuttavia, il sacrificio dei fine settimana non sarebbe costante. «Se siamo a regime pieno – continua Sara Mazzalovo – si fa rotazione dei turni. Una persona non dovrebbe lavorare tutti i fine settimana. Questa è un’azienda piccola, ci si può aiutare. Non capisco la mancanza di disponibilità. Mi sono offerta di facilitarli negli orari in qualsiasi modo. Cos’è che non va? Io non chiudo a orari folli». Il bar Bollicine tira giù le serrande vero le 9-9.30. L’apertura invece è alle 4, ma se ne occupa la titolare: «C’è mancanza di volontà» aggiunge poi. L’orario non è l’unico tasto dolente di chi cerca lavoro. Mazzalovo confida che almeno due ragazze le avrebbero chiesto di non rinnovare il contratto (che sarebbe diventato a tempo indeterminato) per stare a casa e prendere la disoccupazione: «È successo anche questo. Due ragazze hanno fatto scadere il contratto dicendo: “Io voglio stare a casa perché ho questa possibilità”. Non c’è dialogo tra chi si occupa dell’erogazione di questi sostentamenti e noi. Altrimenti non li darebbero».

LA PAGA Infine c’è la questione spinosa del contratto, spesso cavallo di battaglia di chi dice “no”. Quanto prendono davvero questi ragazzi? «Di solito – precisa Mazzalovo – partiamo con un contratto a tempo determinato per mancanza di conoscenza reciproca. Si fa un periodo, anche a seconda dell’esperienza, con la prospettiva di un contratto a tempo indeterminato». La paga è di 1200-1300 euro al mese: «Di cosa si lamentano? Con 40 ore settimanali, tredicesima, quattordicesima, ferie e permessi pagati. Certo, con Luxottica non abbiamo chance, non posso pagare i libri ai figli, le visite mediche, etc., ma rispetto a molti altri…».

LO SFOGO La titolare del bar Bollicine ha chiesto aiuto ai centri per l’impiego, si è iscritta alle piattaforme del lavoro online, il risultato non è cambiato. Mancano addirittura le ragazze universitarie che facevano la stagione estiva per racimolare qualche soldo. «È demoralizzante – conclude Sara Mazzalovo – Io faccio 80-90 ore a settimana. So cosa significa sacrificare vita e famiglia. Ma la mia è un’attività che funziona, non mi sono improvvisata, era della mia famiglia ed è cresciuta sempre di più. Trovarmi ora con nessuno tipo di riscontro e la necessità di chiudere in alcuni orari pur avendo lavoro è una situazione non deludente ma avvilente». 

Ultimo aggiornamento: 5 Maggio, 11:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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